Una Riflessione sulla Vita e la Morte di Due Figure Contrapposte
In un curioso e sincronico susseguirsi di eventi, l’Italia ha perso, in poche ore di distanza, due personaggi di spicco: uno istituzionale e l’altro criminale. Stiamo parlando del presidente emerito Giorgio Napolitano e del noto criminale Matteo Messina Denaro. Questi due nomi sono stati al centro di un discorso avvincente tenuto da Don Giuseppe Alcamo, il prete di Mazara del Vallo, un sermone destinato a suscitare diverse opinioni e discussioni.
Il sacerdote ha individuato un punto di convergenza tra queste due figure apparentemente distanti. Secondo Don Giuseppe Alcamo, entrambi, alla fine, compariranno davanti a Dio e saranno chiamati a rispondere dei loro peccati. Pertanto, ha scelto di pregare per entrambi e di ricordarli durante la messa. Di seguito, il testo completo del suo sermone.
Le Parole del Sermone
“A distanza di poche ore sono morti a questa vita terrena Giorgio Napolitano e Matteo Messina Denaro. Il primo si è dedicato alla politica, ha servito lo Stato italiano in molteplici ambiti per un lungo periodo, raggiungendo persino la carica di Presidente della Repubblica. Gli siamo grati per tutto il bene che ha fatto per il bene comune. Il secondo, invece, ha scelto una via diversa, abbracciando il crimine e la violenza, divenendo un pericoloso criminale che ha seminato morte, dolore, paura e terrore, tanto da essere associato a tutti i mali che hanno afflitto la Sicilia e l’Italia. Non possiamo essere grati a lui, assolutamente no.
Mentre i giornali continueranno a parlarne per qualche giorno e poi li archivieranno per l’oblio, credo che per loro inizi una nuova fase della loro esistenza, caratterizzata dalla vera verità, che non archivia né dimentica nulla. Nella fede, credo fermamente che entrambi si siano presentati davanti a Dio per rendere conto delle loro azioni, delle loro scelte e delle loro motivazioni, chiedendo misericordia e perdono.
Mentre noi, in base al nostro punto di vista, potremmo tendere a santificare l’uno e condannare l’altro, o viceversa, davanti a Dio non ci saranno giudizi facili o superficiali. Il giudizio di Dio è autentico, imparziale e insindacabile. Egli non osserva solo l’esterno, ma penetra nel profondo della vita e del cuore umano, in grado di inserire azioni e misfatti in una visione complessiva dell’esistenza.
In base a questa fede in un Dio giusto e misericordioso, desidero semplicemente affermare, da educatore cristiano, che nessuno può arrogarsi il diritto di giudicare le persone, ma possiamo giudicare le azioni compiute da queste persone. Le azioni sono sempre condizionate dalle motivazioni, che possono illuminare o oscurare la mente e il cuore umano.
La Chiesa, seguendo il Vangelo, ci ha insegnato a distinguere il peccato dal peccatore. Mentre il peccatore è affidato alla misericordia di Dio, il peccato è da condannare e combattere, impegnandoci nell’educazione per evitarlo. Anche se è difficile da dire, per me Giorgio e Matteo sono entrambi esseri umani per cui pregare. Pertanto, nella celebrazione eucaristica di oggi, li ricorderò insieme, poiché credo con fermezza che nessuno di noi è migliore di chiunque altro e che Dio è il Padre misericordioso di tutti.”
Queste parole del prete di Mazara del Vallo ci invitano a riflettere sulla complessità della vita, della fede e del giudizio umano. Che ognuno tragga le proprie conclusioni da questo sermone che ha destato tanto interesse e discussione.
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