Controcopertina

The Borderline, ora gli youtuber temono per la propria sicurezza: “Chiusi in casa, hanno paura di essere aggrediti”



Un viaggio nel quartiere dopo la tragica morte di Manuel, travolto da una Lamborghini

Il quartiere di Casal Palocco, nella periferia sud di Roma, è in lutto per la morte del piccolo Manuel, un bambino di cinque anni vittima di un drammatico incidente lungo via di Macchia Saponara lo scorso giovedì pomeriggio. Ora la comunità si stringe intorno alla famiglia del bambino, mostrando solidarietà e affetto. L’intera zona è coperta di biglietti, fiori bianchi, girandole e candele accese in memoria di Manuel. Questo gesto rappresenta un segno tangibile di vicinanza e supporto alla famiglia in questo momento di profondo dolore. Ludovica, una residente del quartiere, lascia dei fiori in memoria del piccolo Manuel e dice: “Non posso credere che sia morto in questo modo. Sono qui solo per dimostrare il mio affetto alla famiglia, non posso fare altro.” Ludovica aggiunge: “I nostri bambini frequentano la stessa scuola. È una tragedia che ci coinvolge tutti profondamente.” Tuttavia, insieme al dolore, si avverte anche molta rabbia nel quartiere.



Rabbia e indignazione verso i giovani youtuber coinvolti nell’incidente

Le indagini per ricostruire la dinamica dello schianto sono ancora in corso, ma è emerso che il SUV Lamborghini su cui viaggiavano i quattro youtuber del gruppo “The Borderline”, seguito da 600.000 iscritti, era stato noleggiato per una sfida lanciata dai ragazzi stessi: “50 ore senza scendere mai dalla macchina”. Mercoledì, erano giunti alla fine della sfida quando hanno travolto la Smart Forfour su cui viaggiava Elena Uccello, la madre di Manuel, insieme alla sorellina. Entrambe sono state ricoverate in ospedale fino a ieri mattina.

La rabbia nel quartiere è andata crescendo nel corso delle ore, man mano che venivano alla luce i video girati durante la sfida. In uno degli ultimi video, Matteo di Pietro, il ventenne alla guida della Lamborghini al momento dell’incidente, derideva una city car dicendo: “Ma cosa sta facendo quella Smart? È brutta, la tua macchina costa 300 euro usata al Conad, la mia costa un miliardo.” La situazione è diventata ancora più tesa quando è emerso che il ventenne era risultato positivo al test della cannabis. Quindi, durante la guida del super bolide per girare un video da pubblicare sul loro canale YouTube, non era lucido.

Va sottolineato che i giovani youtuber erano rimasti in macchina per 50 ore consecutive. Questi fatti hanno suscitato indignazione e un senso di profonda delusione nella comunità. Fabrizio, un altro padre che ha lasciato una girandola in memoria di Manuel, commenta duramente: “Questi ragazzi sono incoscienti, non hanno alcun senso di responsabilità. Vivono solo per i social media, per i like, e un bambino è morto a causa di tutto questo.” Fabrizio prosegue: “Questi ragazzi meritano 50 anni di galera ciascuno. Non hanno più alcun controllo. Mio figlio ha nove anni ed era un seguace del loro canale. Li abbiamo anche incontrati sei mesi fa – racconta – erano fermi al fast food di via di Macchia Saponara. Come l’altro giorno, stavano facendo una sfida in macchina, ma erano a bordo di una Fiat 500. In quell’occasione, ho acconsentito alla richiesta di mio figlio di fare una foto con loro. Quello che è successo ci deve far riflettere sui messaggi che stiamo trasmettendo ai nostri figli.” La rabbia si è diffusa anche sui social media, nei profili dei ragazzi. Matteo, un loro amico, rivela: “Hanno paura persino di uscire di casa. Sono molto conosciuti e tutti sanno dove abitano, quindi temono che qualcuno possa passare dalle parole ai fatti. Siamo tutti scioccati, non riusciamo a credere che un bambino sia morto in modo così assurdo.”

Un clima di tensione nel quartiere

L’intero quartiere è ora avvolto da un clima di tensione. Ieri, fino a tarda sera, i carabinieri hanno monitorato via di Macchia Saponara, il luogo dell’incidente in cui il piccolo Manuel ha perso la vita a causa della sfida dei giovani youtuber. Il quartiere è in ansia e ci sono preoccupazioni per la sicurezza di tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda. Gli youtuber, in particolare, temono per la propria incolumità, poiché sono molto conosciuti e temono possibili aggressioni. Questo tragico evento ha suscitato un dibattito profondo sulla responsabilità e il ruolo dei social media nella vita dei giovani, invitando a una riflessione sulla natura delle sfide e dei contenuti che vengono condivisi online.



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