Quando era bambino, un istruttore gli disse: «Se corri più veloce del pallone, come fai a giocare a calcio?». Sua madre sentenziò: «E allora lo faccia correre e basta, che problema c’è?». Genesi di un campione. Marcell Jacobs non è mai stato un gran calciatore. In compenso è diventato campione olimpico nei cento metri piani e nella staffetta 4×100. Una gloria nazionale. Una leggenda azzurra. Porta il cognome americano del padre, ma la madre è lombarda e con lei è cresciuto a Desenzano del Garda. Qui, sulla pista di atletica dello Stadio Tre Stelle dove ha mosso i primi passi di corsa, Marcell ha fatto ritorno pochi giorni fa per inaugurare, insieme con il sindaco, quella stessa pista rimessa a nuovo.
E qui si è appena messo a insegnare atletica, nella sua neonata Jacobs Sport Academy, ai ragazzini che intendono studiare da campioni. «Ho sempre avuto due sogni nella vita: correre più forte degli altri e creare una scuola, o struttura, in cui crescere e formare atleti come me», dice a Gente. La scuola è decollata con decine di adesioni, a partire dalle elementari, e uno staff di almeno quindici istruttori, fisioterapisti, mental coach, perfino nutrizionisti, «tutti agli ordini di mia madre, più che miei perché è lei il vero boss, la presidente dell’iniziativa», spiega. La signora Viviana non lo contraddice affatto: «Voglio che qui non si faccia solo e semplicemente atletica.
Punto a una formazione completa che per esempio preveda anche la danza, perché il movimento va inteso nel senso più ampio del termine». E ci sarà, nella squadra degli insegnanti, anche il primo allenatore di Jacobs, Gianni Lombardi, oggi splendido settantaquattrenne e maestro di vita quasi più che di sport: «Mi chiamavano “il confessore”, perché con Marcell facevo lunghissime chiacchierate, non la smettevo più, lo facevo riflettere su ogni più piccolo dettaglio della camminata, di un salto, del coordinamento tra braccia e gambe». Jacobs lo osserva ancora con grandissimo affetto. Gianni ricambia e rammenta come il punto di forza che del suo allievo ha fatto un campione «sia la testa, una forza mentale che lo ha testardamente portato a vincere».
Insomma, ci sarebbe solo e solennemente da festeggiare, non fosse che a bordo pista le faccende familiari di Jacobs non sembrano andare bene come in pista e fra la sua ex e la moglie in carica, sposata l’anno scorso, scoppia una rissa. La compagna di una volta, Renata Erika Szabo, è presente con il primogenito di Marcell, Jeremy, 8 anni e già appassionato di atletica. La moglie Nicole Daza schiera i due figli più piccoli del campione, Antony e Megan, di quattro e di tre anni.
Nonna Viviana si divide fra i nipotini, ma qualcosa non va per il verso giusto: la ex ha qualcosa da ridire su Marcell, accusato di essere un padre assente. Il diretto interessato nega, anzi il tema è un nervo scoperto per lui, perché di padri assenti Jacobs se ne intende: il suo, un marine dell’esercito americano, a stento lo conosce. Finisce con uno scontro serio fra le due donne, la polizia interviene per dividerle, la festa è rovinata o quasi.
Pare che Renata abbia sporto denuncia per aggressione contro Nicole («Mi ha preso per i capelli davanti al mio bambino, terrorizzato»). La speranza è che torni al più presto la pace. Il velocista ha fatto rapidamente ritorno a Roma, dove ormai vive, ma il suo progetto, la Jacobs Sport Academy, ha preso il via e per lui vorrebbe essere anche un modo di sdebitarsi nei confronti della comunità che lo ha cresciuto: «A Desenzano sono diventato quel che sono e qui ho deciso di fondare la mia scuola, che non vorrei limitare all’atletica, ma che potrebbe estendersi ad altri sport e presto aggiungere altre sedi». Sogni a occhi aperti? «Sono sempre stato un sognatore e la cosa mi ha fatto bene».
Di segreti per svettare non ce ne sono, «però ai ragazzini che iniziano e ai loro genitori raccomando una cosa: divertirsi. Se lo sport non rappresenta un piacere, meglio lasciar perdere». L’appuntamento adesso è ai Mondiali di Budapest, in agosto, l’ultima medaglia importante che manca in bacheca. Arriverà? Confermarsi non è facile, ma lui è sicuro di aver programmato tutto per bene. Da sempre sovverte pronostici e sorprende tutti. È chiamato a farlo anche stavolta, poi potrà dedicarsi alle attività da professore in materia di atletica. Prima, tuttavia, sarà meglio che dia una sistemata alle sue relazioni familiari: fare il genitore è sempre il mestiere più difficile del mondo.
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