Considerato un simbolo significativo della composizione italiana, Pierangelo Bertoli è ricordato da molti come un autentico narratore. Abile interprete, capace di esprimere con sincerità i sentimenti della sua regione d’origine, l’Emilia Romagna, è diventato una figura di spicco tra i cantautori tra gli anni Settanta e i primi anni Duemila, con la sua musica che spazia dal popolare al rock e i suoi testi carichi di implicazioni sociali e politiche.
Coerentemente allineato con la sinistra politica italiana, Bertoli era ateo e socialmente dedito a campagne filantropiche e di solidarietà. È stato un sostenitore dell’abbattimento delle barriere architettoniche e ha partecipato attivamente a numerose assemblee e manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inclusione sociale delle persone disabili, compresa la proposta di una legge quadro in materia. Nel 1992 si è candidato alle elezioni politiche per Rifondazione Comunista.
Alla fine degli anni Settanta, Pierangelo si unì in matrimonio con Bruna Pattacini, che rimase al suo fianco fino alla sua scomparsa. Dalla loro felice unione nacquero tre figli: Emiliano, per il quale è stata scritta la canzone Dietro me; Petra, la cui nascita ha ispirato l’omonimo album; e Alberto Bertoli. Di questi tre, l’ultimo ha seguito le orme paterne, diventando un cantante professionista e partecipando a numerosi concerti tributo in onore del padre.
Proveniente da un ambiente operaio, è stato colpito da una forma debilitante di poliomielite all’età di 10 mesi, che gli ha impedito di usare gli arti inferiori e lo ha costretto a stare su una sedia a rotelle per il resto della sua vita. Nonostante ciò, la sua infanzia è trascorsa nella pittoresca campagna modenese, dove ha avuto accesso a tutti i servizi necessari.
All’inizio di maggio 2002, a Bertoli viene diagnosticata una forma invasiva di tumore ai bronchi e si sottopone a una serie di trattamenti presso il Policlinico di Modena. Purtroppo le sue condizioni si aggravano e si spegne la mattina del 7 ottobre, appena un mese prima del suo 60° compleanno.
Per sua espressa volontà, dopo la camera ardente e i numerosi visitatori accorsi a rendere omaggio al cantautore, non è stata celebrata alcuna cerimonia funebre. Il corpo è stato cremato e le ceneri sono state inumate insieme a quelle della madre al Cimitero Nuovo di Sassuolo.
“Sei stata la cosa più bella, più vera e più pulita che potesse capitarmi nella vita. Amore mio, vado…”. Sono le ultime parole del cantautore Pierangelo Bertoli rivolte alla moglie e svelate da Luciano Ligabue nel suo libro ‘Una storia. Autobiografia’. Un momento struggente, mai reso noto prima al pubblico, che la famiglia del cantautore sassolese ha autorizzato a rivelare. “Ligabue ha chiamato mia mamma con grande delicatezza – racconta Alberto Bertoli – per chiederle se avrebbe potuto inserire questo aneddoto nel suo libro. Ne sono molto contento perché in un modo o nell’altro sono le ultime parole di mio padre Pierangelo Bertoli e sono per l’amore della sua vita Bruna Pattacini”. L’occasione è stata una visita di Ligabue in casa Bertoli: “Avevo chiesto a Luciano di venire ad ascoltare alcune mie canzoni. Lui è stato come sempre molto disponibile. Dopo il momento musicale si è messo a chiacchierare con mia madre. Hanno parlato di alcuni problemi di salute in comune con i suoi familiari e il discorso è caduto su mio padre. Mia madre gli ha raccontato quegli ultimi momenti, particolarmente drammatici. E lui qualche settimana dopo le ha telefonato per chiederle se avrebbe potuto inserirli nel suo libro”. D’altronde Ligabue deve molto a Pierangelo Bertoli. E’ stato il suo talent scout si direbbe oggi. “Luciano – prosegue Alberto Bertoli – racconta che fece ascoltare a mio padre la cassetta con ‘Sogni di Rock’n roll’. Inizialmente la estrasse e la gettò via, come dice lo stesso Ligabue. Quando poi però gliela fece ascoltare dal vivo, cambiò idea e la volle nel suo disco”. Quindi il riferimento all’addio: “Negli ultimi giorni mio padre era costretto a letto, mia madre teneva il capo sulle sue gambe. Fu in uno di quei giorni, l’ultimo, che papà le disse: ‘Sei la cosa più bella, più vera, e più pulita che potesse capitare nella vita’. Quindi guardandola in viso aggiunse: ‘Amore mio, vado’”. Queste ultime parole, tra l’altro, si tingono di un curioso ‘giallo’, se così si può definire: nel suo libro Ligabue sostiene che Pierangelo avrebbe pronunciato la frase in dialetto (“Amor…a vagh’). In realtà il figlio Bertoli riferisce che la madre le ha detto che il marito si era rivolto a lei in italiano: “Mio padre usava pochissime volte il dialetto in casa, solo quando magari era arrabbiato o particolarmente agitato. Credo sia stata una proiezione di Ligabue che invece ho sentito parlare in dialetto con la sua famiglia”.
Carriera
Nel 1991 partecipa al Festival di Sanremo, esibendosi con il gruppo musicale Tazenda nella canzone Spunta la Luna dal monte, originariamente composta dal gruppo sardo Disamparados. Bertoli scrisse il testo in italiano e la canzone ebbe un incredibile successo, garantendogli un secondo rilancio artistico.
Nel 1992 torna sul palco dell’Ariston con la canzone Italia d’oro, che contiene un messaggio di disapprovazione per alcune pratiche non etiche, tra cui lo scandalo di Tangentopoli. La sua seconda esibizione al Festival lo porta a classificarsi al quarto posto.
Nel 2002, Pierangelo Bertoli tentò di presentare al Festival di Sanremo una nuova canzone, Viene per noi, che conteneva un messaggio pacifista in riferimento alla guerra in Afghanistan. Purtroppo, Pippo Baudo, direttore artistico del Festival di quell’anno, rifiutò la canzone e quindi Bertoli non poté partecipare alla kermesse.
Fiorella Mannoia è nota per aver portato al successo il celebre brano Pescatore in collaborazione con Pierangelo Bertoli.
Add comment