Avete una bolletta da pagare, una pensione da riscuotere, una pratica di invalidità da inoltrare? Mettetevi l’anima in pace. E incrociate le dita. Se tra un paio di mesi gli uffici di Poste, Inps e Caf saranno ancora in piedi sarà già tanto. Ricordate gli svenimenti di persone in coda davanti agli sportelli di Equitalia per la prima rottamazione delle cartelle? Ebbene, tutto lascia prevedere che col reddito di cittadinanza andrà molto peggio. Daoggi i centri nevralgici dei principali servizi italiani, dal fisco alla previdenza fino ai pagamenti delle utenze, saranno presi d’assalto da un esercito di circa 3 milioni di persone che da mesi (gli elettori grillini della prima ora addirittura da anni) aspetta di infilarsi in tasca i 780 euro promessi da Luigi Di Maio. E tutto si può dire tranne che l’operazione sia stata preparata con cura. Basti pensare, tanto per avere un’idea, che i moduli pubblicati sul sito dell’Inps per la presentazione cartacea della richiesta alle Poste non contengono le norme introdotte durante l’esame del decreto legge al Senato, che prevedono criteri più stringenti per la concessione del beneficio. In pratica, dopo l’approvazione finale del provvedimento tutte le pratiche dovranno essere riviste se non, addirittura, ripartire da zero.
MANDRIA DI BUFALI A sentire i Caf e le Poste, che saranno i primi a subire l’impatto del reddito, la sensazione è che oggi agli sportelli si presenterà una mandria di bufali inferociti. L’ad di Postepay, Marco Siracusano, ha invitato i richiedenti a presentarsi in ordine alfabetico, con buona pace di chi si chiama Zuzzurro, e a non «affollarsi tutti il primo giorno». Ha anche avvertito che gli impiegati non sono tenuti a dare alcun tipo di informazione. E non sanno nulla dei requisiti. Niente consulenze, insomma. Ma la sostanza, ha concluso il manager, è che «non si possono escludere a priori disfunzioni». Il governo, nell’incertezza, ha allertato le forze dell’ordine, per rafforzare la vigilanza negli uffici. Quanto ai Caf, sono praticamente terrorizzati.
La maggior parte dei centri di assistenza fiscale ha previsto un ampliamento straordinario del personale per reggere l’onda d’urto. Molti hanno avviato corsi di formazione per gli addetti. Sarà comunque impossibile accontentare tutti nei primi giorni. L’idea che circola nei Caf, resta da vedere quanto gradita agli utenti, è di limitarsi in una prima fase a prendere i nominativi e a fissare degli appuntamenti. Poi c’è l’Inps. Sulla carta, gli uffici aperti al pubblico non dovrebbero avere problemi. Non è previsto, infatti, che la domanda si presenti fisicamente all’Istituto.Maè lì che tutto avviene, che le richieste alla fine arrivano e che i fortunati vengono selezionati. L’assalto agli sportelli per chiedere spiegazioni e chiarimenti sarà inevitabile. A questo si aggiungono le pratiche che da Caf, Poste e dal sito www.redditodicittadinanza. gov.it inizieranno a confluire verso i funzionari che in questi giorni sono già impegnati a gestire una pioggia di richieste (l’ultimo aggiornamentone conta 81.709) per accedere alla pensione attraverso quota 100. Senza contare che tra queste ci sono anche quelle degli stessi dipendenti dell’Inps, che lasceranno l’Istituto con pericolose carenze di organico.
IL PAESE SI FERMA Il risultato complessivo è abbastanza scontato. Ieri il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, ha spiegato senza mezzi termini che il combinato disposto del reddito e di quota 100 «potrebbe portare al collasso dei servizi». Stesso allarme è stato lanciato dall’Ispettorato del lavoro. Il fenomeno si verificherà, purtroppo, in tutti gli uffici e le pubbliche amministrazioni coinvolti, mandando in tilt non solo gli apparati intorno a cui ruotano tutte le prestazioni sociali erogate in Italia (pensioni, sussidi, congedi, indennità…), ma anche gli sportelli postali, utilizzati ogni giorno da centinaia di migliaia di persone per i pagamenti delle utenze e delle tasse, per le ricariche telefoniche, per il prelievo di denaro e persino per gli acquisti su Amazon. La bufera travolgerà, infine, anche i Comuni, a cui è affidata inizialmente la verifica della residenza dei richiedenti e successivamente la presa in carico di due terzi dei beneficiari (secondo l’Istat), che firmeranno il patto per l’inclusione sociale e non si rivolgeranno ai centri per l’impiego. In altre parole, il reddito di cittadinanza rischia di fermare il Paese. Resta solo da capire quanto durerà la paralisi. Certezze, per ora, non ce ne sono. Il periodo rovente sarà sicuramente quello da qui fino alla fine di marzo, quando ci sarà la corsa per avere diritto alla rata a partire da aprile. Considerato il caos sui requisiti non ancora definitivi, lo scontro sulle regioni con i navigator e la difficoltà di portare a regime l’intera macchina, è facile immaginare che per il ritorno alla normalità dovremo aspettare a lungo.
«La vuoi la verità? Io non so neppure accenderlo questo computer che vedi qui sulla mia scrivania». Volendosi accontentare basterebbe questa frase sussurrata in confidenza al cronista da un simpatico impiegato di un centro per l’impiego del Salernitano per farsi un’idea di che cosa sta –o starebbe -per accadere in Italia di qui a poco più di un mese con l’entrata in vigore delle norme sul “Reddito di cittadinanza”.
Ciò che qui a Libero liberamente abbiamo chiamato «paghetta per i fannulloni » tanto per capirci. In realtà, com’è normale che sia, le cose sono più complesse e non è tutto folclore quel che appare. Libero ha fatto un giro, un po’ in incognita e un po’ no, tra alcuni uffici di collocamento (Centri per l’impiego) della Campania e, al di là della battuta del pensionando dipendente che manco sa avviare un computer, la prima cosa che ha notato è che gli impiegati stanno lavorando: il che, come effetto indiretto del reddito di cittadinanza, non è poi tanto malese si considera che, al netto di atavici pregiudizi, i dipendenti di queste strutture erano ormai entrati nell’immaginario collettivo quali misteriose figure in corso di identificazione. Si sapeva soltanto che un pezzo, un pezzettino diciamo, del bilancio dello Stato era loro dedicato per il pagamento degli stipendi di fine mese. Da anni. Oggi li osservi e li vedi che tribolano, si impegnano e provano a farsi trovare pronti quando l’ondata sarà piena. C’è da capirli.
RISCHIO FUGA Il cronista ha girato per alcuni centri della provincia di Salerno, con puntate nell’Avellinese e a Napoli e la risposta è stata sostanzialmente unanime: abbiamo avuto disposizioni di non rilasciare dichiarazioni ai media, unico titolato a parlare è l’assessorato al lavoro della Regione Campania. Come mai? Lo spiega il direttore centrale della struttura della provincia di Salerno (1,5 milioni di abitanti, il 2% della popolazione italiana), il dottor Marco Coppola, che con piglio garbato e professionale spiega a Libero: «Ci sono stati di recente episodi sgradevoli nel rapporto con l’informazione: si tratta di un argomento molto serio, di una materia “sensibile” che va maneggiata con cura per evitare di ingenerare falsi convincimenti nell’utenza, ecco perché dai vertici hanno ritenuto opportuno uscire pubblicamente con una voce univoca. Mi dispiace».
Comprensibile ma non irrimediabile, dal momento che parlottando qua e là la realtà viene a nudo comunque, almeno per quel che è stato possibile capire inCampania. E cioè: che, in fondo, gli impiegati sono sì preoccupati ma fino a un certo punto perché le rogne per loro arriveranno in terza battuta. Prima dei centri per l’impiego c’è la via crucis dell’Inps e di Poste italiane. E quando arriveranno qui? Be’, la scommessa è aperta, vedremo. Quel che si capisce, ancora, trotterellando fra questi mitici uffici di collocamento è che un altro effetto potenziale dell’introduzione della paghetta a 5 Stelle sarà un nuovo esodo verso il nord dei fruitori della misura assistenziale. Essendo quella l’unica area del paese in grado di offrire un mercato (relativamente) aperto e in cerca di personale, ed essendo la nuova norma tarata sui nuclei familiari e non sul singolo, nulla potrà escludere che un membro della famiglia accetti la eventuale offerta e traslochi così verso Lombardia, Piemonte, etc. Tanto (finora) il nucleo d’origine del beneficiario quella assistenza non la perderebbe comunque. Forse nelle mire di Di Maio & C. c’era sì solo il Sud ma inteso come area da affossare definitivamente con unaltro spopolamento. Pagato a debito, peraltro.
CONTO ALLA ROVESCIA Ad Avellino spalancano le braccia perché ti dicono, sempre a taccuino chiuso: «Il vero problema è il mancato incrocio dei dati, cioè la domanda come faccio a metterla in relazione all’offerta se a partire dagli imprenditori nessuno ha idea di cosa, chi, dove e quando trovare il lavoro». E i famosi tutor? «Boh, noi non ne sappiamo niente». Dopo anni di «intermediazione di manodopera » regolata dallo stato con le famose agenzie interinali, invenzione del centrosinistra sindacal- governativo dell’ultimo trentennio, i centri per l’impiego si trovano schiacciati da un mondo che, paradossalmente, conoscono poco, al di là di chi ne abbia la responsabilità. Eppure li trovi alcuni dirigenti capaci e competenti (ci è successo nel centro per l’impiego di Eboli) pronti a caricarsi una croce in fase di ultima definizione legislativa prima del grande giorno di entrata in vigore (si parla del 6 aprile). Certo, c’è poi tutta la partita dell’adeguamento tecnologico che, stando a quanto visto in un paio di centri del Napoletano non è esattamente all’avanguardia. Ma – come si dice? – tempo al tempo. In Italia ce n’è da vendere.
Mancano meno di 24 ore alla partenza del Reddito di cittadinanza è tuttora c’è ben poco di sicuro. Fra le poche certezze c’è l’accordo fra i Caf e l’Inps. Da domani, 6 marzo, le persone in possesso dei requisiti per richiedere il sussidio, possono recarsi ai Centri di assistenza fiscale per istruire le pratiche che poi i Caf, proprio grazie all’accordo raggiunto in extremis, potranno inoltrare al cervellone dell’Inps. Quel po’ di chiarezza che c’è è arrivata da Mauro Soldini, coordinatore della consulta dei Caf: le domande si possono presentare dal 6 al 31 marzo. I moduli saranno inviati all’Inps dal 25 marzo al 15 aprile. L’Istituto di previdenza, a partire dal 26aprile comunicherà ai richiedenti per posta elettronica o Sms, l’esito dell’istruttoria sui requisiti. Alla fine dell’iter le Poste invieranno la comunicazione per il ritiro della carta su cui verrà caricato mensilmente il sussidio. Il pagamento avverrà dai primi di maggio in poi. Oltre al prevedibile ingorgo che si verificherà da domani (la Consulta dei Caf ha chiesto di evitare la corsa allo sportello), c’è pure l’incognita legata proprio ai moduli. Sugli stampati predisposti per l’adesione non sono specificati i requisiti introdotti nella discussione della norma al Senato. Mancano del tutto, ad esempio, i riquadri nei quali indicare la data in cui è avvenuto l’ultimo cambio di residenza o l’eventuale separazione fra i coniugi. che presentino la domanda.
CAMBIO DI RESIDENZA Ma sono esclusi dalla platea dei beneficiari quanti abbiano cambiato residenza tre mesi prima di presentare l’istanza, per uscire dal nucleo familiare di altri potenziali beneficiari e raddoppiare quindi gli importi ricevibili. Esclusi pure i coniugi che abbiano reggiunto i requisiti patrimoniali o di reddito, dopo una separazione di comodo. Ma non è finita. Sul modulo Inps SR 180, manca tuttora il riquadro in cui indicare l’importo dell’affitto corrisposto, uno dei requisiti introdotti nel passaggio parlamentare. Come è del tutto assente la sezione in cui i cittadini extracomunitari sono tenuti a dichiarare la «documentazione patrimoniale aggiuntiva recuperata nel proprio Paese d’origine». Intanto i sindacati sollevano la questione sull’aumento delle ore settimanali che i percettori del Reddito di cittadinanza devono garantire, passate da 8 ore a 16 ore – equivalenti a un tempo parziale nella pubblica amministrazione. E la soglia di 858 euro al di sotto del quale un’offerta di lavoro può essere giudicata non congrua, «mette fuori gioco i part time e i lavori stagionali nei campi», fa sapere Confagricoltura, al pari del «vincolo dei tre anni di rapporti continuativi per beneficiare degli sconti previsti per chi assume i percettori del Reddito di cittadinanza».
STOP DALLE REGIONI Riesplode poi il conflitto fra Ministero del Lavoro e Regioni sui 6mila navigator che dovrebbero essere ingaggiati da Anpal Servizi con un contratto di collaborazione e spediti nei centri per l’impiego ad assistere i beneficiari del Reddito nella ricerca di un lavoro.«Non è possibile assumere persone con mansioni così delicate con un quizzone »,ha ribadito Cristina Grieco, coordinatrice degli assessori regionali al Lavoro. Per scongiurare il ricorso alla Corte costituzionale, annunciato da diverse Regioni, «occorre un’intesa col governo», ha chiarito la Grieco. Intanto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, in missione negli Stati Uniti, spiega che «per la cultura americana» il Reddito di cittadinanza «è incomprensibile, per il Welfare all’europea è qualcosa che deve essere capito ed è funzionale nella misura in cui è volto a promuovere la circolazione nel mercato del lavoro».
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