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Inter – Rapid Vienna Streaming Gratis Come Vedere Diretta Live Tv Su Rojadirecta



Dove vedere Inter – Rapid Vienna, diretta tv e streaming

La partita che si giocherà questa sera 21 Febbraio 2019 alle ore 21:00, sarà trasmessa in esclusiva diretta streaming su Dazn, ma ovviamente sarà visibile anche su altri dispositivi. La versione integrale della partita si potrà anche guardare on demand e quindi tutti gli appassionati e tifosi potranno rivedere la gara quando vorranno. Ovviamente sarà possibile guardare il big match in televisione qualora si possiede una smart TV, scaricando l’applicazione, avendo sottoscritto un abbonamento a Mediaset Premium o a Sky Q. In questo caso però bisognerà vedere se la TV di cui si è in possesso è compatibile con il servizio Dazn. Se non siete ancora abbonati a Dazn, potrete vedere la partita in modo assolutamente gratuito, visto che il primo mese lo offre la piattaforma. Dovrete solo effettuare la registrazione ed attivare l’abbonamento per un mese gratuitamente. Poi se vi troverete bene con la visione, potrete continuare con l’abbonamento al costo di 10 euro al mese.



Rojadirecta Inter – Rapid Vienna

ROJADIRECTA Inter – Rapid Vienna  – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

In equilibrio ria il campo e leardi. Coà sono costretti a camminale, o collere, l’Intel’ e Spalletti. Perché l’ex capitano continua a restare fuori, ma nel frattempo d sono le partite da giocare e, possibilmente, da vincere. In mezzo alla bufera, l’Intel’ Handanovic e compagni lo hanno già fatto due volte e stasera, nel ritorno con il Rapida Vienna, puntano a fare il tris. Anche perché l’Europa League, a questo punto, è un obiettivo: «Vogliamo andare più avanti possibile – non si nasconde Spalletti -. Ma sarebbe sbagliato affermare che siamo favoriti. Lo siamo insieme altre 5-6 squadre. In base a come affronteremo i prossimi impegni, si capirà se meritiamo di andare fino in fondo». Tanto più che resta un pizzico di rammarico per la Champions: «Mi girano parecchio per dover stare a guardare. Dopo aver fatto tanti chilometri, c’è mancato un centimetro per tagliare il traguardo. E potevamo farlo…».

GRUPPO PRIMA DEL SINGOLO. Europa League è un’altra cosa. E assenza di leardi, peraltro, rende ancora più complicato metterla nel mirino. «E’ un’assenza importante. Lo dicevamo in passato, quando veniva a mancare, e vale anche adesso», avverte il tecnico nerazzurro. Che, nuovamente, non le manda a dire a Maurito. Stavolta punta il dito contro l’utilizzo dei sodai, evidentemente non soltanto da parte sua, ma anche della moglie Wanda. «Queste situazioni non si risolvono con le chat, con i video o con i like, ma con le parole e lo stare insieme. In questi casi, se d si ricorda come si faceva una volta, si va nella direzione giusta, anche se il mondo è più tecnologico». E se ancora qualcuno non l’ha capito, Spalletti ribadisce che la “decapitanizzazione” di Maurito ha à colpito il singolo, ma è stata fetta nell’interesse nel gruppo. «Quando si gestisce un grappo, essere giusti è fondamentale. E’ dò che i giocatori apprezzano di più. Io, forse, non sempre sono riuscito sempre, ma d ho sempre messo l’attenzione per provarci In questo senso, è preferibile mandare messaggi collettivi, piuttosto che dedicati. E questa squadra ha fatto vedere si saper ragionare, di cogliere dò che viene trasmesso, comprendendo come certe vengano fette per essere più corretti nei confronti del grappo e per il bene dell’lnter  Coà, se c’è un fondamento, può capitare che à prendano posizione scomode».

PASSAGGI DA COMPÌ ERE. Qui sotto inteso è che, a quelle regole, leardi è venuto meno e, quindi, era inevitabile agire in un certo modo. Ora tocca a lui rientrare nei ranghi H primo passaggio sarà quello di rimetterà a disposizione. «Dopo l’esame sostenuto oggi (ieri, ndr), il dottor Volpi fera un piano di lavoro», spiega Spalletti, in riferimento ai controlli che hanno evidenziato come la attrazione del ginocchio destro di leardi non sia cambiata rispetto all’inizio di questa stagione. Alla fine, dipende dalla sua volontà. E, comunque, sarà pure uno à ep da compiere nei confronti del resto del grappo. «Se lui fe i passaggi corretti penso che da parte di squadra, allenatore e non d sia alcuna chiusura per il suo ritorno in squadra. Se penso che possa accadere davvero? Ne sono convinto al 100%».

SIMILITUDINI E DIFFERENZE. Fino a che non accadrà, però, à andrà avanti con Lautaro Martinez, diffida permettendo. «Cosa cambia? Fbco, perché sono entrambe punte centrali, seppur con caratteristiche diverse. Mauro è più bravo dentro l’area di rigore e o e ne sono pochi in

giro di finalizzatoli come lui Come gli è sempre stato detto, gli manca qualcosa nella partecipazione alla manovra. Che invece fa parte delle doti di Lautaio». In conclusione, però, il discorso cade sempre sulla squadra nel suo complesso: «Le ultime 3 vittorie hanno rimesso a posto diverse cose. Sono stati corretti diversi errori e chi gioca meno si è fatto trovare pronto per dare il suo contributo. Ciò che ha fatto questo grippo deve essere sottolineato e rafforzato». Messaggi chiari e inequivocabili.

L’infiammazione al tendine rotuleo continua ad esserci, ma la situazione è identica a inizio stagione. E’ questo il risultato della risonanza effettuata ieri al ginocchio destro di leardi. «Gli accertamenti non hanno evidenziato variazioni significative rispetto agli esami eseguiti prima dell’inizio della stagione sportiva in corso», riporta il comunicato ufficiale. Sotto inteso, invece il fatto che su quel problema Maurito ha continuato a giocare, sopportando il dolore, sottoponendosi a qualche infiltrazione, fino a mercoledì della scorsa settimana, ovvero fino a quando non gli è stata tolta la fascia di capitano.

DIPENDE DA MAURITO. E quindi ora che succede? Spalletti ha parlato di un programma di lavoro studiato dallo staff medico. E così sarà: ancora riabilitazione, con mantenimento della condizione, il tutto da valutare di settimana in settimana. Insomma, si può già dare per scontato che leardi non d sarà nemmeno domenica a Firenze Se ne riparlerà, eventualmente, per la trasferta a Cagliari di venerdì 1° marzo. Ma tutto dipende sempre da Maurito. Nel senso che, se continuerà a sostenere di avvertire dolore, l’nter non potrà certo forzarlo a rimettersi a disposizione, visto che, come premesso, il problema esiste. Il comunicato di ieri, insomma, è servito unicamente per metterlo davanti alle sue responsabilità Sempre in quest’ottica va intesa l’imminente proposta di rinnovo del contratto che verrà comunque fatta, magari già la prossima settimana.

LAUTARO E ARGETINA. All’orizzonte, peraltro, non si scorgono schiarite. Nel senso che l’attaccante è fermo nel proseguire le cure al ginocchio, senza porsi scadenze per rientrare. Chissà, magari qualcosa potrebbe cambiare nel momento in cui Lautaro Martinez dovesse rimediare un’altra ammonizione. Essendo diffidato sia in campionato sia in Europa League, Spalletti si ritroverebbe senza centravanti. Tutto da vedere, però, se Maurito poi darebbe spontaneamente la sua disponibilità o se, invece, aspetterebbe un gesto o un segnale da parte dell’lnter. Peraltro, stando a quanto rimbalza dall’Argentina, si va verso una sua esclusione dalle amichevoli del 23 e 26 marzo, contro Venezuela e Marocco. Pare, infatti, che Scaloni non lo chiamerà. Ad ogni modo, il fronte leardi resta più che compatto: tanto per capire, c’erano sia Wanda sia il padre Juan, ieri mattina, ad accompagnare Maurito a fare la risonanza. La famiglia al completo, insieme a tutti gli amici, era schierata pure alla cena di compleanno andata in scena martedì sera. E, tra i vari regali, il bomber ha ricevuto pure un nuovo cane, destinato a prendere il posto di Coco, morto da poco, a cui era molto legato.  una volta, ieri, è stata una giornata tranquilla anche dal punto di vista sodai per Wanda, impegnata con un altro compleanno, quello del figlio Benedicto.

Cosa si nasconde davvero dietro il “Fattore Wanda”? Perché le donne dei giocatori stanno facendo tremare dalle fondamenta la fragile architettura del mondo del caldo, in una drammaturgia da fotoromanzo? Rsr un momento provate a volare alto e ad allargare lo sguardo. Non infilatevi in questo dibattito semi-primitivo e rozzo, in una riedizione grottesca di uomini contro donne, con scambio incrociato di accuse, “sessisti!”, “incompetenti!”, Coliovati raffigurato con la clava e Costacurta nei panni dell’uomo che non deve chiedere mai. Non è questa la storia che sta mandando in cortocircuito i sodai: la passione di Maurito non può finire con un processo alla “strega”, con tutti i nerazzuro loghi che si scatenano contro la femmina impura e rea di aver violato un incontaminato paradiso interista Non era incontaminato, e non era nemmeno in paradiso, l’inter, come sanno in primo luogo i suoi santissimi e rassegnati tifosi Fra l’altro leardi è così da sempre e Wanda pure. Provate dunque a farvi una domanda più interessante su come questa vicenda Le donne hanno pesato più dei manager, in questi anni, anche quando non entravano negli uffici dei presidenti. E hanno pesato anche in positivo. A Roma si ricordano come eroine le mogli di Trigona La bella Niki Prevezanou, lady Manolas, moglie del roccioso difensore greco, ha bloccato due trasferimenti in tre anni. Per non parlare della determinata Amra Silajdzic, 33 anni (prima di professione modella e adesso mamma), che bloccò il passaggio al Chelsea del suo

Edin nel mercato di gennaio. Mai le donne sono apparse così protagoniste, ma così dedsioniste, mai così pesanti prima d’ora. Quindi Wanda è solo la più appariscente, diventata pervasiva grazie alla sovraesposizione televisiva sapiente- mente dosata da Pierluigi Pardo. Ma – sempre in quel meraviglioso caleidoscopio che è Tiki Taka, suscitarono altrettanto sconcerto le parole di Francesca Brienza ai tempi dell’esonero di Rudi Garda e quelle di una donna proverbialmente prudente e navigata come Melissa Satta, che diede un preavviso di sfratto a Sinisa Mihajlovic, mettendo in difficoltà l’allora marito Kevin Prince Boateng: «Al Milan non c’era tranquillità, Brocchi è un grande uomo. Con lui d sarà serenità». Parole che non sfuggirono al tecnico serbo. Sinisa si vendicò approfittando dei microfoni di Striscia (che gli consegnava il Tapiro d’Oro) per rovesciare sulla Satta una colata di olio bollente : «Io non sono razzista, ma penso che le donne non dovrebbero parlare di caldo perché non sono adatte». Tié. E ancora una volta eravamo alla guerra dei sessi, io Tarzan, tu Jane. Il problema è molto più complesso, e il punto di analisi totalmente da ribaltare. Non sono le donne che improvvisamente irrompono sula scena, sono le sodetà del terzo millennio, che non hanno più presa sui loro beniamini. I grandi presidenti della vecchia guardia, da Moratti al compianto Costantino Rozzi, a Silvio Berlusconi, nella loro variopinta cosmogonia, e nelle loro evidenti diversità antropologiche, avevano tutti una caratteristica comune indiscutìbile: erano sempre sul pezzo, avevano sempre un orecchio in ogni angolo dello spogliatoio, sempre gli occhi sul campo e le mani velod. Le sodetà ibride del nuovo tempo sono a metà strada tra tutto e nulla. Ci sono presidenti che non parlano la lingua dei loro dipendenti, d sono allenatori mediatici (Spalletti è molto sfortunato con i suoi capitani), e intanto il paternalismo buonsensista che faceva girare le squadre si è dissolto. È evidente che senza la sapienza di Feriaino persino Maradona sarebbe scoppiato prima di vincere uno scudetto. Per questo la parola d’ordine “cacciamo le femmine dagli spogliatoi!” è ridicola. Nasconde l’illusione di tornare ad un passato che non esiste più. Bisogna capire che il neo-familismo delle moglie rinni non è la causa della crisi, ma la risposta alla crisi di ogni certezza Non è dò che corrompe il talento bamboccione, ma l’unico antidoto allo smarrimento del miliardario tardo adolescente tatuato come un guerriero ed emotivamente fragile. Tuttavia, se la nostra società decidesse di trasferirà in 48 ore in Inghilterra, o se d degradasse con un caldo in culo e con una carta bollata, finiremmo tutti tra le braccia della Wanda più vicina. E non solo per il panorama.

Non influenzano le maree, ma le ondate degli attacchi interisti. Non hanno cicli regolari, su cui costruire un calendario, ma seguono corsi di durata imprevedibile però regolari, con alternanze di fasi calanti e crescenti. Sono visibili a occhio nudo, nei pomeriggi assolati come nelle notti tempestose. Sono le lune di Ivan Perisic, il giocatore che più di ogni altro sembra aver svoltato in questo inizio di febbraio. Il croato dopo la chiusura del mercato ha cambiato marcia, contro la Samp ha messo in campo la sua miglior prestazione stagionale, quasi da «Terribile», e costituisce una delle armi più credibili per l’inseguimento all’Europa League, a partire dalla difesa di oggi del vantaggio costruito a Vienna.

ALTERNANZE Sugli spalti del Meazza, specie fra chi non gli ha perdonato la richiesta di gennaio di essere ceduto (dopo quella dell’estate 2017) si sotto- linea come Ivan sia tornato voglioso e determinante con l’eclissarsi (temporaneo?) della stella Maurito. Possibile, anche se la rincorsa era partita già da Parma, con qualche segnale addirittura nel k.o. casalingo col Bologna. Possiamo essere di fronte alla fase crescente di Ivan, con buone possibilità che duri fino a fine stagione. Nella gestione Spalletti, è andata così: primi sei mesi del 2017-18 da fenomeno, con gol e assist a ripetizione; seconda parte della stagione decisamente rivedibile, con cifre e impatto in calo; risalita verticale al Mondiale, giocato da superstar, e onda lunga arrivata alle prime giornate di questo campionato; poi un calo sempre meno mascherato e mascherabile. Fino alla nuova inversione di tendenza.

CONVINZIONE E se per Nainggolan il ritorno in modalità «ninja» segue un cambio radicale di forma fisica, il fattore atletico sembra meno determinante per il croato. Più evidenti, in tutte le fasi «lunari», è l’atteggiamento, il morale, la convinzione: perché Perisic non è uomo incline a diplomazia o mezze misure. E se nelle giornate nere non cela il malcontento, se dopo il gol col Chievo prevale la rabbia sulla gioia, i festeggiamenti dopo la rete di D’Ambrosio alla Sampdoria sono stati espressivi. L’assist per l’1 -o è valso una corsa con abbraccio volante al marcatore che avrebbe messo k.o. un fisico meno strutturato di quello del terzino. La sua prestazione, chiaro, si giudica da altro, ma certe battaglie per un fallo laterale o il tentativo di rassicurare e calmare Spalletti nel finale dello stesso match raccontano di un Perisic non solo tornato «a bomba» all’interno del progetto, ma pronto a vestire i panni del leader. Il ruolo, in effetti, al momento è vacante.

La casa è un po’ più piccola, in un quartiere meno prestigioso, però vale la pena di arredarla bene, e viverla fino in fondo. Del resto da là, dall’attico europeo, è arrivato lo sfratto. Fa ancora male, ma bisogna farci i conti. Spalletti non fatica ad ammetterlo: «A vedere gli altri giocare la Champions mi girano un po’. Anzi, più di un po’. Ma abbiamo fatto quasi tutto quello che potevamo. Abbiamo percorso chilometri, ci mancava un centimetro».

LA SVOLTA Quel centimetro col Psv porta alla sfida con il Rapid Vienna, peraltro quasi oscurata dalla questione leardi: «In Europa League siamo in un pacchetto di 6-7 favorite. Dobbiamo ambire ad andare più avanti possibile, ma già la qualificazione agli ottavi è da guadagnare. Il Rapid dopo lo svantaggio ha giocato meno timoroso, più libero, e ha dimostrato di avere qualità. Hanno vinto sul campo dello Spartak Mosca: io lo conosco bene, non ci riesci se non hai personalità». E allora l’Inter, partendo dall’1-0, dovrà mostrare quella forza mentale e quella voglia che sono sembrate le aggiunte migliori dell’ultimo periodo: «Questi giocatori vogliono dare sempre qualcosa in più. Abbiamo corretto errori del passato recente, qualcuno ha superato momenti difficili, attenzioni ai particolari hanno fatto la differenza. Ma fra limitazioni Uefa e infortuni (Keita out oggi e domenica, ndr) dovremo appoggiarci su chi ha giocato meno». Fra questi, fino a qualche settimana fa c’era Lautaro: «Deve gestire energie per dare qualità. Nel fraseggio con la squadra ha qualcosa in più di leardi, in area come Mauro sono in pochi. Ma il nostro modo di giocare non cambia molto».



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