Dove vedere Inter Sampdoria, diretta tv e streaming
La partita che si giocherà questa sera 17 Febbraio 2019 alle ore 18:00, sarà trasmessa in esclusiva diretta streaming su Dazn, ma ovviamente sarà visibile anche su altri dispositivi. La versione integrale della partita si potrà anche guardare on demand e quindi tutti gli appassionati e tifosi potranno rivedere la gara quando vorranno. Ovviamente sarà possibile guardare il big match in televisione qualora si possiede una smart TV, scaricando l’applicazione, avendo sottoscritto un abbonamento a Mediaset Premium o a Sky Q. In questo caso però bisognerà vedere se la TV di cui si è in possesso è compatibile con il servizio Dazn. Se non siete ancora abbonati a Dazn, potrete vedere la partita in modo assolutamente gratuito, visto che il primo mese lo offre la piattaforma. Dovrete solo effettuare la registrazione ed attivare l’abbonamento per un mese gratuitamente. Poi se vi troverete bene con la visione, potrete continuare con l’abbonamento al costo di 10 euro al mese.
Rojadirecta Inter – Sampdoria
ROJADIRECTA Inter – Sampdoria – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.
La lettura delle formazioni, in un San Siro affollato, è una sorta di exit-poll. Non arrivano certezze, ma indicazioni importanti sulla direzione in «cui tira il vento». A volte si valuta l’entità dei fischi, altre, come oggi, deve scattare l’applausometro, vecchio strumento su cui si costruirono molti show della tivù generalista. Perché l’Inter priva – fino a data da definire – di Mauro Icardi non ha perso solo il suo bomber, ma anche il suo leader, il suo simbolo. Era la squadra di Maurito, ora ha bisogno di nuove facce da copertina. Per l’immediato, ma forse anche per un futuro a lungo termine. Skriniar e Brozovic sono le due candidature più credibili. Handanovic vestirà la fascia, ma non può essere lo sloveno, a 34 anni, l’eletto dei tifosi, quello di cui comprare la maglia. Lautaro Martinez ha già dato segno di volersi sobbarcare l’eredità dei gol, e l’applausometro potrebbe «spaccarlo» dopo un’altra rete vincente. I tifosi più giovani lo hanno già eletto idolo, per gli altri è effettivamente un po’ presto. Poche settimane fa non trovava minuti, ora non può ricadere su di lui la pressione di prendersi l’Inter sulle spalle. Non ancora, almeno. Così restano il più desiderato e il leader tecnico.
IL PIÙ AMATO Milan Skriniar ha compiuto 24 anni lunedì: il caso Icardi non era ancora deflagrato, ma già gli indicatori segnalavano «allarme». Fra i messaggi dei tifosi al difensore la frase «Auguri al vero capitano » ricorreva con un’imprevedibile frequenza. Lo slovacco si è guadagnato stima e amore degli interisti con le prestazioni sul campo, e quei momenti di onnipotenza difensiva in cui sembra potersi «divorare» gli avversari. Le attenzioni dei grandi club d’Europa, che non ha mai assecondato, sono valsi altri punti nella considerazione dell’ambiente. Il rinnovo del contratto, non facile, ma ormai definito, e sempre condotto con toni bassissimi, hanno fatto il resto. Al suo secondo anno, Skriniar è ormai cosciente del ruolo sempre più centrale nella squadra: l’apprendistato da leader potrebbe essere finito. Il post-social durante Rapid-Inter, in cui era squalificato («Il mio San Valentino», con foto della tivù con la gara dei compagni) era un messaggio d’amore, ma anche il segno della volontà di prendere un timone che in questo momento non ha padroni. Una rottura prolungata fra Inter e Icardi, con probabilità di cessione che aumentano, paradossalmente consoliderebbe la sua posizione interista. Se incassasse da Mauro, il club non avrebbe più necessità di rinunciare allo slovacco, la cui quotazione è la seconda più alta della squadra.
ILMOTORE Se qualcosa manca, a Milan, è qualche cicatrice a tinte nerazzurre: arrivato nell’estate 2017, i momenti difficili sono stati limitati. Marcelo Brozovic, da quel punto di vista, può vantare credenziali maggiori: a Milano dal gennaio 2015, ha già vissuto crisi di squadra, esoneri di allenatori, fischi anche personali, e un quasi trasferimento. Essere passato da tutto questo diventando un fulcro della squadra da Champions lo ha reso più forte e più cosciente di sé. La personalità non gli manca, tanto da aver mostrato per primo (o più chiaramente) segni di insofferenza verso l’ex-capitano. Star sui social, imprenditore e abile venditore di sé stesso, Epic non difetta certo di caratteristiche da «personaggio ». Ma più di questo, conta il peso tecnico del giocatore. Da quasi un anno in campo guida lui, gestendo il gioco della squadra quando le cose vanno bene, guidando la resistenza e la ripartenza con i recuperi difensivi quando si mette male. Ognuno scelga il suo candidato. O forse l’Inter non deve scegliere, ma prendere quei due insieme, aggiungere parate ed esperienza di Handanovic, gol e «garra» di Lautaro. Può un «noi» essere il leader?
Meglio pensare ai fatti propri («io non guardo dal buco della serratura », e ogni riferimento alla vicenda-Icardi non è affatto casuale, parola di Giampaolo), anche perché il tecnico della Samp (costretto a rinunciare a Ramirez ed a Jankto, oltre che a Caprari e Barreto) non se la passa benissimo ed è costretto a fare di necessità virtù, nonostante la volontà di cambiare qualcosa dopo l’imprevisto passo falso di una settimana fa al Ferraris contro il Frosinone.
RIPARTIRE Una sconfitta che ha alimentato le critiche («ma bisogna saperle accettare»), anche se a parere del tecnico il problema vero sarebbe quello di «perdere la visuale sull’orizzonte e rischiare di deragliare perdendo l’autostima». Questo, mai. Quindi, il tecnico si aspetta «dalla squadra una partita giusta, e sapete cosa intendo… ». Dubita fortemente, però, Giampaolo, che la bufera- Icardi possa in qualche modo spostare gli equilibri della sfida di oggi a favore dei blucerchiati: «In linea generale un giocatore non si fa condizionare da queste cose, anche se questo vuol dire che non ci sono intoccabili. L’Inter rimane comunque una squadra molto forte, è una squadra con un motore fisico diverso da tutte le altre, costruita per competere ad alti livelli».
OLTRE Per la sua Samp è tutto diverso, perché il k.o. con il Frosinone ha lasciato inizialmente scorie pesanti: «A inizio settimana ho visto la squadra molto male, perché queste sconfitte non pesano solo nell’animo e nel cuore del tifoso, ma anche dei calciatori». Ora serve «un salto di qualità, che consiste in un certo senso nel fregarsene. Mi aspetto una Samp vispa, sbarazzina, che non guarda in faccia l’avversario ma va a San Siro per giocarsi la sua partita». Probabile che oggi Defrel possa tornare a far coppia in attacco con Quagliarella, anche se tutto il peso offensivo non può gravare sulle spalle del capitano: «Quando squadra ha un goleador che è andato a segno per tante partite consecutivamente — ricorda Giampaolo — e poi se non fa gol, si pone l’indice su di lui. Però, insomma, bisogna essere equibrati nei giudizi. Non possiamo vivere solo di Quagliarella ».
LUOGO COMUNE Guai, però, a tirare fuori la storiella di una Samp che, improvvisamente, quando si avvicina la primavera cambia passo e rallenta: «Rischia di diventare un ritornello a cui tutti si adeguano, e qualcuno potrebbe precostituirsi delle prove». Invece, lo scopo di Giampaolo è «smentire certi luoghi comuni». E poi oggi è un giorno speciale, visto che il tecnico festeggia le cento panchina in A con la Samp: «Raggiungo quota cento, dunque vuol dire che sono in regola con le disposizioni del governo. Posso andare in pensione…».
Il punto non è capire quando. È capire se due poli che ora sono esattamente all’opposto dell’universo Inter avranno voglia di ricucire uno strappo enorme. Mauro Icardi e il resto del mondo nerazzurro sono adesso lontanissimi. Certo, la giornata di ieri è passata dall’allarme per il sasso che avrebbe colpito l’auto di Wanda Nara all’ora della colazione, a qualche piccolo segnale distensivo registrato successivamente. Ad esempio l’incrocio veloce ieri tra l’argentino e Beppe Marotta, giunto ad Appiano alle 15.25 e rimasto fino a cena. Oppure la telefonata di conforto dello stesso Marotta a Wanda, che in mattinata ha raccontato di essersi spaventata per il sasso che ha raggiunto la sua vettura all’ingresso della tangenziale non lontano da San Siro, ovvero dall’abitazione della famiglia Icardi. Wanda era uscita presto per accompagnare i figli alla partita di calcio del week end, poi testimoniata dalle stories pubblicate su instagram. La donna si è messa in contatto anche con alcuni uomini del club nerazzurro, poi ha annunciato di voler presentare attraverso il legale Giuseppe Di Carlo una denuncia – magari sfruttando anche l’utilizzo di telecamere presenti nei pressi del fatto –, denuncia che però a ieri sera in Questura ancora non risultava. La stessa Wanda ha poi fatto sapere di aver avuto la sensazione nelle ultime ore di essere seguita, nei dintorni della sua abitazione. E che l’auto da cui sarebbe partito il sasso sarebbe di colore bianco. Dell’episodio ha parlato ieri anche Luciano Spalletti: «Spero che venga preso l’autore – ha detto il tecnico –. Però bisogna presentare denuncia, perché queste cose non vanno bene».
LEPOSIZIONI C’è tempo, in ogni caso. E tempo serve anche alle parti in causa per avvicinarsi. Il punto è che ognuno aspetta le mosse dell’altro. L’Inter chiede al giocatore un segnale distensivo, ma Icardi è esattamente in attesa dall’altra parte. Di più: pretende che sia la società a presentargli delle scuse per un gesto – la fascia di capitano tolta – a dire dell’argentino ingiustificato. Minacciando, in caso contrario, di restare fuori a curarsi il suo ginocchio fino a data da destinarsi. Non esattamente un segnale di apertura da parte del calciatore, che ieri ad Appiano prima dell’ormai solita seduta di fisioterapia ha avuto contatti con i soliti compagni, ovvero Vecino, Lautaro e Borja Valero. Il resto della squadra viaggia in un’altra direzione. E viaggia convinta, come dimostrato dalle parole di Spalletti di ieri, dal clima gioioso all’ora di cena per il compleanno di Ranocchia, festeggiato sia in campo sia a tavola. Chissà cosa accadrà per il compleanno di martedì dello stesso Mauro…
LE PAROLE Prima però c’è la partita di oggi pomeriggio a San Siro, che Icardi salvo colpi di scena non vedrà allo stadio. E poi in serata Tiki Taka, la trasmissione tv alla quale Wanda è attesa: le sue parole saranno molto ascoltate tra i dirigenti nerazzurri. «Cosa serve perché Mauro torni in squadra? Lui deve essere nel contesto di squadra, i regolamenti li fanno loro da soli…», ha detto Spalletti. Che poi ha aggiunto: «Non è convocato, per il momento non è in condizione di giocare. La nostra scelta è stata dolorosa, ma è fondamentale essere giusti, è una questione di correttezza. Non è una scelta contro Icardi,mauna decisione a favore dell’Inter, questo ho detto anche a lui, non si poteva fare altrimenti. Una volta puoi passare su una cosa, ma ci sono momenti in cui per il bene dell’Inter non devi passare sopra niente. Analogie con Totti? No, qui ha deciso l’Inter, come a Roma decise la Roma». E ancora: «Finché resta noi vorremmo usarlo – è l’altro passaggio importante di Spalletti –. Ma in una squadra ci sono i gol segnati, come pure quelli subiti: perché in difesa si ragiona di collettivo e in attacco no? Io ad esempio sono contrario ai bonus solo sui gol (presenti nel contratto di Icardi, ndr), li darei anche per l’ultimo passaggio». Il resto è una serie di complimenti ai compagni di Mauro: «Lautaro ha una personalità forte, si capisce da come ha preso il pallone dopo aver conquistato il rigore a Vienna (e non era designato, ndr). Ranocchia? È il vero capitano, lui i messaggi social li azzecca tutti, qualcun altro invece ogni tanto la butta fuori. Il leader è colui che sta dentro la squadra e tu non lo noti, poi nelle difficoltà esce». E niente, non c’è passaggio che non sembri un riferimento a Icardi.
La fascia al braccio è soltanto la punta dell’iceberg, la parte più visibile della sua leadership indiscussa e indiscutibile all’interno dello spogliatoio dell’Inter. Samir Handanovic è un antidivo per eccellenza, uno a cui non sono mai piaciute le luci della ribalta o le copertine. Nemmeno quando queste si riferiscono alle sue prestazioni, al suo modo di essere determinante all’interno di una partita. E di gare da protagonista Samir ne ha disputate moltissime in carriera, tanto da diventare in età giovanissima uno dei migliori portiere al mondo. Il problema semmai è stato il suo rapporto con la Champions, disputata per la prima volta da protagonista a soli 34 anni—in passato solo due presente nei preliminari con l’Udinese —, come ultima tappa di una lunga missione: Handanovic nel 2012 scelse l’Inter proprio per il desiderio di diventare un pilastro nella ricostruzione di una squadra che pian piano perdeva i pezzi unici del Triplete.
NUOVA TAPPA È bene ricordare che Handanovic capitano dell’Inter si era già visto diverse volte in passato—, la differenza però è che a Vienna è stata la prima volta del nuovo corso, dopo l’investitura ufficiale da parte del club. Che su Handanovic ha sempre potuto contare, soprattutto nei momenti di difficoltà, quando le cose non andavano per il meglio ed era poi difficile mandare qualcuno di credibile ad affrontare la stampa. Samir ci ha sempre messo la faccia, non solo per difendere la squadra dalle critichemaspesso anche per invitare i compagni a dare di più, per richiamarli alle loro responsabilità. Perché la maglia dell’Inter pesa e bisogna dimostrare di avere la personalità giusta per indossarla. Oggi contro la Samp sarà dunque un nuovo debutto a San Siro per il portiere sloveno, malgrado in fondo la tifoseria nerazzurra abbia già ab b o n d a n te mente espresso il proprio gradimento alla scelta della società dopo il coro di Vienna «C’è solo un capitano». Ricambiato con applausi e un sorriso. Perché anche un uomo di ghiaccio come Samir sa sciogliersi davanti alle emozioni.
SOLITA GARANZIA Quella di quest’anno sembrava potesse essere l’ultima stagione di Samir ad Appiano: questione anagrafica in primis, ma anche di stimoli e magari di desiderio di vivere una nuova avventura prima di chiudere la carriera. Ma il campo ha invece confermato che ancora oggi Handa è una certezza per l’Inter, un insostituibile: miglior portiere del girone di andata in Serie A, con 14 reti subite e dieci partite su diciannove chiuse senza subire gol e media in linea anche in queste prime quattro gare di ritorno, dove Samir è rimasto imbattuto in casa con il Sassuolo e a Parma. Il p r o s s i m o step è invece di presenze: tra i calciatori in attività Handa è il terzo per numero di presenze con 428 dietro a Sergio Pellissier (454) e Daniele De Rossi (452), nonché 37 di sempre con il girone unico. Dovesse giocare tutte le partite da qui a fine campionato e anche quelle del prossimo, Samir entrerebbe nella Top 20 (al 19o posto) di tutti i tempi della Serie A. Sarebbe l’ennesima dimostrazione di grandezza, un’altra copertina da dedicare a Samir l’antidivo.
L’attaccante argentino Mauro Icardi (26 anni) con il tecnico dell’Inter Luciano Spalletti (59 anni), che è alla sua seconda stagione nerazzurra
Carezze e stilettate per Mauro Icardi. Nel giorno in cui l’attaccante non è stato convocato per la prima volta a causa del fastidio al tendine rotuleo del ginocchio destro (anche ieri ha fatto fisioterapia), Luciano Spalletti ha ribadito l’importanza della squadra e dell’Inter, due cose superiori a ogni singolo, ma ha pure teso la mano all’attaccante argentino che spera di poter utilizzare di nuovo presto. Maurito ieri si è regolarmente presentato alla Pinetina e l’ha lasciata alle 17,45, quando è iniziato il ritiro in vista del match contro la Sampdoria di oggi. Ha “incrociato” i dirigenti compreso l’ad Marotta, presente insieme al cfoo Gardini e al ds Ausilio (a loro si sono aggiunti per la cena con la squadra anche l’altro ad Antonello, Zanetti e il presidente Zhang, rientrato ieri mattina dalla Cina). E’ stata una giornata senza clamorosi colpi di scena, in attesa dei prossimi giorni che invece saranno più densi di novità. Perché stasera Wanda Nara sarà ospite di Tiki Taka e, se saranno confermate le indiscrezioni (invece che attaccare a testa bassa la showgirl sembra orientata a usare toni concilianti esprimendo tutto il suo dispiacere perché le sue dichiarazioni hanno portato alla presa di posizione della società sulla fascia), non va escluso che in settimana le diplomazie intensifichino il loro lavoro per arrivare a un armistizio. Intanto ieri Spalletti ha dato un segnale di apertura.
BACCHETTATE… «Per noi togliergli la fascia – ha iniziato – è stata una scelta molto dolorosa e difficile da prendere, ma quando ricopri un ruolo, la cosa fondamentale è essere giusti. E’ una questione di correttezza per l’Inter e per il gruppo. E’ stata presa una decisione non contro Icardi, ma a favore dell’Inter. Questo gli ho detto nel dialogo di ieri (venerdì, ndr). Si era arrivati a un punto in cui non potevamo fare più niente perché ci ha creato un disagio e anche se Icardi è un calciatore forte… Contro la Sampdoria non sarà convocato perché ha un problema e non è in condizione di giocare. Più di questa vicenda sono importanti i risultati della squadra e, siccome lui non sarà a disposizione, devo pensare agli altri perché dobbiamo vincere con quelli che andranno. Per il bene dell’Inter siamo disposti a passare sopra a tutto e a tutti». Spalletti si aspetta che Icardi si batta per riconquistare i compagni che hanno “sottoscritto” la scelta della società. In particolare Perisic, irritato per le critiche di Wanda in tv: durante la visita in sede, a mercato aperto, sono arrivate le sue lamentale alla dirigenza. Ma i malumori non erano solo di Ivan… «Per tornare ci sono dei passaggi logici da fare. Prima di ogni cosa deve rientrare nel contesto della squadra perché i regolamenti interni vanno rispettati. Il bene dell’Inter va davanti a tutto. Nel nostro spogliatoio ci sono tanti capitani, gente che ragiona anteponendo l’Inter a tutto: penso ad Handanovic, ma anche a Ranocchia, che è il vero capitano di questo spogliatoio, e a Borja Valero».
…E CAREZZE. Per Mauro, però, ci sono stati anche segnali di apertura: «Il fatto che non ci sia non vuol dire che si possa fare a meno di lui. Noi finché resta nell’Inter lo vorremmo usare perché è una forza che abbiamo a disposizione. E tutta la forza che abbiamo vorremmo farla convergere verso il bene della squadra che è fatto di gol segnati, ma di lavoro e sacrificio di tutti». Stamani l’argentino deciderà se andare a San Siro alla partita: ieri sera era più per il no, ma non va esclusa una “sorpresa” che il club apprezzerebbe.
E venne il giorno in cui il Signore con la calma dei giorni nervosi chiamò Ambrogio e Ambrogio venne. E il Signore lo guardò a lungo e Ambrogio molto temette l’ira del Signore. E allora il Signore disse: «Laggiù, sul Naviglio, mi dai ancora molti pensieri». E Ambrogio disse: «Sì, mio Signore». E il Signore disse: «Con questo faccino e la barbetta che lo incornicia, e il tuo parlare che è dolce come il miele, così è scritto, tu vescovo di Milano trascuri quello che a Milano succede». E Ambrogio rispose: «Sì, mio Signore». E il Signore trattenne la collera perché Ambrogio così era fatto, dolce come il miele, e il Signore disse: «Ambrogio, perché l’Inter dà tanti pensieri?». E Ambrogio chinò il capo e disse: «Così è, mio Signore, da cento e più anni». «Da centoundici anni» precisò il Signore.
E in quel momento passò Gennaro che sempre si lamentava, e Gennaro ne aveva motivo perché tre volte all’anno gli si squagliava il sangue nelle vene (ma ‘na finta ‘e Maradona?) e gli avevano tagliato la testa su una pietra di Pozzuoli. E il Signore disse: «Gennaro di che cosa ti lamenti oggi?». E Gennaro rispose: «La città di Ambrogio insulta sempre ‘o popolo mio del golfo azzurro, ma ora Firenze insulta e ‘ngiuria la mia persona medesima». E il Signore disse con la pazienza del Signore: «Sei il più popolare di tutti, Gennaro, perché ti lamenti?». E Gennaro si allontanò lamentandosi.
E Ambrogio rimase al cospetto del Signore e il Signore disse: «Io ho scacciato i mercanti dal tempio, chi ha scacciato Icardi dal tempio dell’Inter?». E fu allora che Gennaro tornò sui suoi passi per vendicarsi dell’uomo di Certaldo che aveva fatto male alla squadra d’’o popolo d’’o golfo azzurro e accusò: «E’ stato l’uomo di Certaldo». E il Signore disse: «Venga a me l’uomo di Certaldo».
E s’avanzò con fare pensoso l’uomo di Certaldo che a nessun uomo di Certaldo somigliava, ma aveva sembianze orientali di monaco buddista, e aveva il cranio puro e sgombro, e aveva il viso color marrone delle tuniche dei bonzi tibetani. E il Signore disse: «Mettiamo subito le cose in chiaro e non su Sky. E il bonzo di Certaldo disse: «Lautaro sii, mio Signore». E il Signore lo invitò a parlare, e il bonzo parlò con linguaggio aulico e anestetico, perché questo era il suo linguaggio, ed espose arabeschi di parole e pentole a pressione di concetti, e fu caustico e dolce stil novo, evoluto e chiaroscuro, rotondo e ottagonale, e smussò gli angoli e girò e rigirò il ragionamento come usano fare i napoletani col ragù. E dopo che l’uomo di Certaldo parlò della fascia del capitano e squittì sul nome del capitano, e rimase nella confusione del momento, e tra il dire e il fare qualcuno deve fare, il Signore chiamò la pubblicità e licenziò l’uomo di Certaldo. E l’uomo, allontanandosi, disse definitivamente: «L’io non deve prevalere, tutto il resto è Noi».
E il Signore chiese ad Ambrogio: «Chi altro, Ambrogio?». E Ambrogio disse: «Un uomo dagli occhi meridionali e vestimenti milanesi». E il Signore domandò: «Chi è costui?». E Ambrogio disse con un fil di voce: «Piero». E s’avanzò il lombardo Piero, ed egli era oltre la metà del cammin di nostra vita, e aveva testa tonda e baffetti longobardi, grandi occhi manageriali e un parlare su vari toni, dal soffuso al metallico, e parlando scuoteva la magra persona. E il Signore gli chiese: «Perché scuoti la testa, Piero? Sei tu un uomo ondivago?». E l’uomo rispose: «Navighiamo con la Beneamata in mare aperto, mio Signore, e abbiamo difficoltà sentimentali». E il Signore disse: «Perché avete scacciato Icardi dal tempio?». E l’uomo disse: «Dolorosa fu la decisione e chi la scrisse. Ma c’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso». E l’uomo si allontanò sotto il peso del vaso traboccato e dell’intera volta nerazzurra, e a Piero fu dato il nome di Atlante.
E venne l’uomo varesino della borgata di Avigno, e la sua persona era placida e robusta, e il Signore disse: «Questo è un uomo». L’uomo prestò al Signore un sorriso educato con l’obbligo del riscatto e disse al Signore: «Pugno juventino in guanto interista». E il Signore disse: «Tu sarai vescovo e cardinale per ricondurre l’Inter sulla retta via». E l’uomo di Avigno promise: «Sarò gesuita e benedettino». E il Signore gli ricordò la regola benedettina: «Obbedienza, silenzio-stampa e umiltà».
E il Signore chiese: «Hai tu scacciato Icardi dal tempio?». E l’uomo di Avigno fu schietto e rispose in cinese. E il Signore apprezzò la schiettezza e la nuova cultura dell’uomo di Avigno. E l’uomo disse: «Le parole sono pietre, le parole cinesi sono di seta». Ambrogio, che era rimasto sempre in silenzio, si commosse e chiese umilmente: «Come riportiamo il ragazzo d’Argentina all’ovile nerazzurro?».
E arrivò l’angelo-stampa del Signore e disse: «Signore, il ragazzo argentino continua a mangiare mele». E l’uomo di Avigno spiegò in comproprietà con l’angelo-stampa: «Mauro è come Adamo e la sua Eva bionda lo tenta con le mele dei rinnovi contrattuali. E il ragazzo mangia ogni volta la mela. Mangia la mela e gioca male». E l’angelo-stampa aggiunse: «E allora dribblerà col sudore della fronte e partorirà gol con dolore». Ma il Signore misericordioso disse: «L’Inter non è il paradiso terrestre». E l’uomo di Avigno disse: «Non l’abbiamo scacciato, oh Signore, gli abbiamo solo sottratto la fascia di capitano». E il Signore chiese: «È grave?». E l’uomo di Avigno rispose: «Chi perde la fascia, ci rimette la faccia».
E ritornò Gennaro che aveva sempre un sassolino milanese da togliersi dai sandali napoletani e disse: «Gente crudele, gente del nord. A Mauro hanno tolto la fascia all’ora di pranzo e il ragazzo ha detto stop: Basta del Capitano». E l’uomo di Avigno aggiunse: «Gli abbiamo tolto la fascia, non i tatuaggi, e Mauro si è rifiutato di venire con noi a Vienna». E il Signore, curioso, chiese: «Quanti tatuaggi ha il ragazzo d’Argentina?». E l’angelo-stampa del Signore rispose: «Tutto il suo corpo è tatuato. Ha un grande leone tatuato su tutto il petto e, sulla coscia destra, oh Signore, ha il tuo viso con una corona di spine». E il Signore disse: «Non è il posto più elegante». E Ambrogio disse: «E’ solo un ragazzo».
E non ci fu nient’altro da dire, ma l’angelo-stampa del Signore disse: «Per l’Inter, laggiù, ci vorrebbe un intervento divino». E il Signore tacque.
E, giù, a Milano, Steven Zhang di Nanchino consultò Confucio, ma non ebbe risposte adeguate. E Massimo Moratti veleggiò col ciuffo candido verso gli scribi, scosse la testa e il ciuffo e si dichiarò contrario alla fascia di capitano tolta al giovane argentino, e ancora in lui vinse l’amore sulla disciplina come ai bei tempi dei suoi innamoramenti nerazzurri perpetui. E un uomo, nel frattempo, passeggiò per il centro della città e fu visto con sospetto e desiderio, e l’uomo fu riconosciuto per essere tale Antonio Conte, e molti si sorpresero, e taluni mangiarono una foglia. E allora il saggio disse: i Conte si faranno alla fine.
Lautaro come miglior medicina di questa Inter convalescente: oggi è la prova del fuoco. Davanti ai 55.000 di San Siro, con il solito numero dieci sulle spalle e quell’aria scanzonata che vuole tradursi nel terzo gol consecutivo. Per sovrastare la Sampdoria e tutti gli scombussolamenti di questa settimana. Laddove Spalletti si augura che l’ambiente non sia da ricomporre. E stasera spera che l’attacco spari tutte le cartucce: Politano al rientro in campionato dopo due turni di squalifica, Nainggolan lanciato verso un altro passaggio da titolare. Lui sì, che deve davvero conquistare il popolo interista – anche per il rigore sbagliato contro la Lazio – insieme con Perisic che a gennaio è stato a rischio cessione. Lautaro Martinez invece incarna il potenziale ancora inespresso, ragazzo che sdogana energia e che ha sempre bisogno del gol. «Lautaro è un mio calciatore, per come si butta nel fuoco», ha osservato ieri Spalletti. «Mi piace per l’impeto che mette sempre: ha qualità, attacca il difensore andandogli addosso e ribalta i ruoli. Una bella caratteristica. Spero abbia anche la giusta cattiveria agonistica, mi sembra che gli ingredienti ci siano. Lautaro ha una personalità forte, fuori dall’area è più disinvolto nel palleggio. Bisogna solo che stia attento a non togliersi la maglia, ha preso due gialli così…».
PASSI IN AVANTI. Già, l’argentino è diffidato e in questo momento – da prima scelta in attacco – Spalletti non ha molte alternative, con Keita ancora fuori. Il senegalese si è bloccato a metà gennaio per un problema alla coscia. «Politano può fare anche la prima punta all’occorrenza, quando ha spazi più ampi, come successo nel Sassuolo. Lo stesso vale per Perisic», ha detto Spalletti. Quindi attacco ai raggi X, anche perché l’Inter a Vienna ha spaccato la partita solo con un rigore. Ma è in ripresa, Spalletti ha l’occhio clinico per capire che «la timidezza che a volte abbiamo in campo, ci mette un po’ a rischio. La squadra ha consumato quel vantaggio in classifica, abbassando il proprio livello. Ora i risultati diventano più importanti». Mica male, allora, aprire un altro filotto: la partita di andata con la Sampdoria era stata la prima di sette vittorie consecutive in campionato, per l’Inter che prova a capire se c’è vita oltre Icardi. «Mi aspetto un’altra prestazione come quella di Parma: equilibrio e ordine, i segnali i avere fatto dei passi in avanti anche a livello mentale».
VARIAZIONI. Qualche variazione in difesa, rispetto alla squadra che ha vinto a Vienna: Skriniar, ad esempio, torna dalla squalifica in tempo per affrontare la Sampdoria. Al rientro anche Brozovic, che un girone fa era decisivo a Genova in pieno recupero. I tifosi doriani al seguito saranno circa cinquecento stasera, mentre durante l’intervallo a San Siro sfileranno i ragazzi del settore giovanile dell’Inter.
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