Manca poco al grande debutto del tanto atteso reddito di cittadinanza firmato dal Governo di Giuseppe Conte e cavallo di battaglia del vicepremier Luigi Di Maio. Il 17 gennaio è stato infatti approvato e verrà erogato a partire dal 1 aprile.
Il 6 marzo scatta invece l’ora x, quando chi Io vorrà, se avrà i requisiti necessari, potrà farne finalmente domanda. E qui arriviamo al tasto dolente. A chi rivolgersi? Ma soprattutto chi ne potrà usufruire realmente.
Già, perché in questo tanto parlare di questi mesi, c’è ancora una certa confusione. Insomma in pratica cosa bisogna fare? Una premessa però è doverosa: questo decretone ha, nelle intenzioni dei loro creatori, di essere non solo una misura per contrastare la povertà, la disuguaglianza, l’esclusione sociale e sostenere le famiglie in difficoltà economica, ma anche di favorire il reinserimento nel mondo del lavoro. Nelle sue intenzioni non vuole dunque essere una misura assistenzialista – e proprio su questo punto si divide il dibattito tra i suoi sostenitori e detrattori -. In che modo? Sarà in sintesi un assegno mensile che verrà erogato a partire dal mese successivo a quello della richiesta, ma che nello stesso tempo chiederà al cittadino che ne usufruisce di impegnarsi nei doveri del patto sociale, pena l’uscita dal programma. Ma entriamo nel dettaglio, cercando di sintetizzare al massimo i diversi step.
Sono previsti controlli molto rigidi e sanzioni pesanti per coloro che dovessero presentare domande che dichiaiano il falso. Si rischia una pena fino a sei anni di carcere.
Nella gran parte dei paesi dell’Unione Europea esistono da tempo misure simile al nostro reddito di cittadinanza: molti paesi hanno infatti da tempo – ognuno con le sue modalità – introdotto forme di reddito minimo garantito a sostegno dei cittadini disoccupati, o per chi, pur avendo un lavoro, è sotto la soglia della povertà. Vediamo qualche esempio. In Germania, c’è l’Arbeitslosengeld II, il sussidio mensile destinato a chi cerca un lavoro o ha un salario molto basso. L’Inghilterra prevede l’”income support”, destinato a chi non ha reddito (o lo ha molto basso). In Francia c’è invece il Revenu de solidarité active (RSA), disponibile solo a determinate condizioni. In Austria si chiama Mindest- standards, lo possono richiedere tutti i residenti a prescindere dall’età – previa certificazione di non lavorare.
CHI NE HA DIRITTO E PUÒ GIÀ RICHIEDERLO Tutti i maggiorenni che rientrano nella soglia della povertà, stabilita dalla Banca d’Italia sotto la cifra di 780 euro. Per questo bisognerà richiedere o aggiornare l’Isee, ossia l’indicatore della situazione economica equivalente riferito alla famiglia. Si tratta dunque del primo e più importante passaggio da affrontare. Potranno dunque fare domanda del sussidio coloro che hanno un reddito annuo inferiore di 9.360 euro e sono residenti in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due in via continuativa.
CHI INVECE È ESCLUSO DALLA NUOVA INIZIATIVA Non potranno usufruire dell’assegno coloro che hanno un patrimonio immobiliare di 30.000 euro – esclusa la casa in cui abitano – e coloro che hanno un patrimonio finanziario che ammonta a 6.000 euro – che può arrivare anche a 20.000 euro se nella famiglia vi sono persone con disabilità.
QUANTO DURA Il reddito di cittadinanza potrà essere percepito per un periodo non superiore ai 18 mesi, dopo i quali scatterà automaticamente un controllo che stabilirà se si avrà diritto o no a un proseguimento per ulteriori altri 18 mesi.
I soldi erogati potranno essere usati per fare acquisti o per prelevare presso gli sportelli bancomat o lo le poste italiane fino a un massimo di 100 euro al mese.
L’IMPORTO DELL’ASSEGNO L’assegno verrà erogato mensilmente attraverso un’apposita carta prepagate di Poste Italiane -la Rdc Card – a coloro che hanno ì requisiti necessari e avrà un importo massimo di 780 euro per i single, arrivando fino a 1330 euro invece per le famiglie formate da tre adulti e due minorenni. L’importo minimo sarà invece di 480 euro. In questa mensilità è contemplata sia la parte relativa al reddito (fino a 500 euro) sia la parte di integrazione per coloro che vivono in affitto -fino a 280 euro; 0 euro invece se si vive in casa di proprietà, 150 euro come contributo al mutuo -.
Poter usufruire del reddito, significa anche essere inseriti in un percorso di inserimento lavorativo costituito da tappe da rispettare obbligatoriamente: in primis si verrà contattati da un centro per l’impiego dove i cosiddetti navigator – ossia persone specializzate che prenderanno in carica il cittadino richiedente – aiuteranno nella ricerca di un lavoro attraverso corsi di formazione. Saranno 8 le ore di lavoro socialmente utile da eseguire. E soprattutto non si potranno rifiutare tre offerte di lavoro, al contrario, si perderà il diritto al sussidio. Si subirà invece un progressivo taglio del reddito di cittadinanza qualora non si rispettassero tutte le indicazioni.
DOVE FARE DOMANDA Il modulo per la domanda sarà predisposto dall’INPS e la richiesta con l’invio di tutta la documentazione è possibile effettuarla on line grazie alla creazione di un apposito sito: dalle ore 15 del 4 febbraio 2019 è entrato infatti in funzione il portale del reddito di cittadinanza, da cui si può fare domanda dal prossimo 6 marzo www.redditodicittadinanza.gov.it. Si potrà fare domanda anche presso i Caf e gli uffici postali.
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