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Pensionati che vivono all’estero con i figli, ecco le mete preferite: Spagna, Portogallo e Tunisia



Sebbene gli importi siano ancora modesti, questi flussi sono economicamente significativi. L’Inps paga le pensioni al di fuori dell’Italia e i pensionati italiani che vivono all’estero rappresentano una parte piccola ma crescente di questo denaro.



Negli ultimi anni, il Portogallo è diventato una destinazione popolare per i lavoratori del nostro Paese, grazie alle sue norme fiscali favorevoli: attualmente ci sono oltre 3.300 pensionamenti, ma costano complessivamente 151 milioni di euro all’anno. La Germania, invece, conta circa 50.000 pazienti con una spesa inferiore, pari a 109 milioni di euro, dovuta in gran parte al fatto che si tratta di piccoli assegni, magari corrispondenti a qualche anno di lavoro dei nostri connazionali prima di stabilirsi in Germania.

Secondo il personale Inps, altre mete calde per gli aspiranti pensionati sono la Tunisia e la Spagna. Tuttavia, la convenienza non è l’unica ragione per cui gli italiani in età matura partono dall’Italia: Anche coloro che seguono i figli in altri Paesi dell’UE per lavorare, in particolare quelli che “fuggono”, stanno diventando sempre più numerosi, secondo le statistiche. Questi alcuni dei risultati emersi al convegno “Italia, pensioni e mobilità: storie di partenze e ritorni”, organizzato da Inps e Migrantes.

Secondo il presidente Pasquale Tridico e altri dirigenti dell’Istituto, le storie tradizionali dei decenni passati, in cui i lavoratori italiani emigravano in Europa, nelle Americhe e in Australia, sono contrapposte alle storie recenti di stranieri che vengono in Italia e poi tornano in età avanzata nelle nazioni in cui sono partiti. I flussi pensionistici verso i nostri emigrati sono in calo, mentre quelli verso gli stranieri rimpatriati sono in aumento.

I pagamenti

326.000 pensioni italiane sono distribuite in oltre 160 nazioni, in particolare in Europa e Nord America. Nonostante il nostro Paese sia ancora il maggior destinatario di pagamenti internazionali, al di fuori dei confini nazionali il 56,1% delle pensioni viene erogato in Europa, il 22,8% in Nord America, il 10,7% in Oceania, l’8,1% in Sud America, l’1,2% in Africa, lo 0,6% in Asia e lo 0,5% in America Centrale.

Secondo Tridico, il “saldo” degli immigrati nel nostro Paese è ancora negativo, il che significa che anche per motivi anagrafici pagano in modo sproporzionato più contributi di quanto ricevono in prestazioni previdenziali: “I lavoratori extracomunitari versano 10,8 miliardi di contributi su un totale di 163 miliardi e ricevono solo 1,2 miliardi di prestazioni pensionistiche su un totale di 300 miliardi”.

La Direzione Centrale Pensioni dell’Istituto di Ricerca sulla Qualità della Vita ha chiesto alle persone che lasciano l’Italia perché hanno già maturato una pensione se preferiscono restare o partire. Per evitare la solitudine, i genitori degli emigrati possono aiutare i figli a crescere o tornare in patria. Altri cittadini lasciano i loro Paesi d’origine perché cercano ambienti più esotici o confortevoli rispetto alle loro esigenze personali.



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