“Da una parte rispetto a una popolazione che una di quelle che invecchiano più rapidamente al mondo si torna a dare il segnale che tutto sommato l’età la decide la politica, in maniera arbitraria e più o meno senza guardare al futuro. Rispetto al problema del lavoro, si rischia di creare l’illusione che il lavoro ci sia e che basti un navigator per trovare un’occupazione a un disoccupato, che nel frattempo gli si dà un assegno chiamato di cittadinanza quando di cittadinanza non è, ed anche questo contribuisce ad aumentare la confusione, quindi io ho un po’ l’impressione che ci saranno le conseguenze finanziarie, i problemi sono stati di qualche mese”. Ha dichiarato Elsa Fornero
Poi prosegue: “Intanto diciamo che la decisione di spendere per misure che sono quelle che abbiamo detto, e forse non erano esattamente la priorità del paese. La priorità del paese è il lavoro, ma il reddito di cittadinanza annunciato come reddito di cittadinanza dovrebbe essere una misura di contrasto alla povertà, quindi si rischia di fare la confusione molto forte tra le due cose, si rischia di illudere le persone che non hanno un lavoro che sia estremamente facile trovarlo e che basti una riorganizzazione dei centri per l’impiego, queste riorganizzazioni sono sicuramente necessarie ma richiederanno anche un cambiamento di mentalità. E l’altra cosa che rende non sostenibile, è il fatto che lo sappiamo tutti c’è quella clausola di salvaguardia che verrà affrontata dopo l’estate quando si parlerà di legge di bilancio dell’anno prossimo, bisognerà qualche modo affrontare “.
Quota 100: tantissime domande arrivano all’Inps
Una volta pubblicato il decreto, in Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 gennaio 2019 sembra esserci stato un vero e proprio boom di domande per quota 100, almeno questo secondo quanto riferito da diverse agenzie di stampa. Sarebbero, secondo i dati da circa 10.500, le domande arrivate in soli tre giorni. In tanti, dunque, sono corsi a presentare la domanda per usufruire di quota 100, che prevede delle finestre di uscita. Ricordiamo che Quota 100 è quella misura che darà la possibilità a coloro che avranno maturato due requisiti, uno dal punto di vista contributivo e l’altro anagrafico, di poter andare in pensione anticipatamente. Coloro che rientrano nel perimetro di applicazione della misura, ovvero che hanno raggiunto oppure che stanno per farlo i due limiti richiesti di contributi e di età, dovranno prestare comunque attenzione alle scadenze proprio per via delle finestre che sembrano essere differenti a seconda del lavoratore e delle proprie mansioni.
L’INPS con la circolare numero 11 del 2019, quindi, non ha fatto altro che spiegare nel dettaglio i requisiti per poter rientrare in questa misura ed ha anche sottolineato le varie scadenze le finestre di uscita. I lavoratori statali che potranno lasciare quindi il mondo del lavoro, usufruendo di quota 100 potranno farlo già a partire dal primo di agosto, ma devono aver presentato la domanda entro la fine del mese di gennaio cioè nel entro la giornata di ieri. Questo sarebbe stato molto probabilmente uno dei motivi che ha portato a questo boom di richieste pervenute all’INPS nel giro di pochi giorni. Ai lavoratori statali per usufruire di quota 100, vengono imposte delle finestre di uscita semestrali e in più anche altri sei mesi di preavviso da dare all’ente presso il quale lavorano.
Gli enti dovranno comunque provvedere a sostituire tutti i lavoratori fuoriusciti con la misura in questione, avviando anche delle selezioni e dei concorsi che necessitano comunque di un arco temporale specifico. Ad ogni modo tutti i lavoratori statali che abbiano maturato e prima della pubblicazione del decreto, i requisiti per poter accedere a quota 100, dovevano aver presentare istanza, come abbiamo visto, entro la fine del mese di gennaio per poter usufruire della finestra di agosto e quindi andare in pensione. Discorso a parte invece nel settore privato, dove le finestre risultano essere più corte ovvero trimestrali.
Tutti coloro che hanno raggiunto i requisiti entro la fine del 2018, potranno quindi lasciare il lavoro già a partire dal primo di aprile. In seguito, alla prima finestra sia per i privati che per installare le date d’uscita, sono quelle previste ovvero dal terzo o dal sesto mese successivo alla data di maturazione dei requisiti. Gli statali sono tenuti a dare un preavviso di sei mesi all’amministrazione presso la quale lavorano e quindi contestualmente la domanda di pensione dell’INPS e la domanda di collocamento a riposo. Secondo quanto riferito dalla circolare INPS, diffusa soltanto alcuni giorni fa, un lavoratore dipendente pubblico che maturi i requisiti per quota 100 il 29 giugno potrà andare in pensione soltanto a partire dal 30 dicembre, ma dovrà comunque presentare subito la domanda all’INPS e all’amministrazione per cui lavora.
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