La riforma pensioni ormai è fatta, grazie alla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.La misura più attesa è sicuramente quota 100 e coloro che vorranno beneficiarne, dovranno rispettare un doppio requisito ovvero uno contributivo e l’altro anagrafico. Nello specifico, bisognerà aver compiuto 62 anni di età e 38 anni di contributi. Proprio riguardo questi ultimi, si potranno cumulare periodi diversi differenti gestioni previdenziali ma sempre comunque all’interno dell’INPS.
Va sottolineato che non si tratta comunque di una quota flessibile e bisognerà avere due requisiti, ovvero dovranno essere raggiunti entrambi e non è possibile ad esempio soddisfarne soltanto uno e quindi andare in pensione con 63 anni di età e 37 anni di contributi. Sarà possibile anticipare di 3 anni il requisito di età e quello contributivo, attraverso un assegno straordinario che sarà erogato da un fondo bilaterale, poi in caso di accordo tra le parti sociali che possa prevedere l’assunzione dei nuovi lavoratori. Si parla tanto delle finestre di uscita per coloro che decideranno di andare in pensione con quota 100.
Per coloro che scelgono questa misura, la decorrenza della pensione non coincide effettivamente con la data in cui si matura il diritto e quindi bisognerà attendere un ulteriore periodo. Nello specifico, si parla di 3 mesi per i dipendenti privati e sei per i pubblici. Inoltre, coloro che avevano i requisiti già ancora prima del 31 dicembre 2018, potranno andare in pensione il primo di aprile se comunque è un dipendente privato, mentre il primo di agosto si è invece fa parte della pubblica amministrazione. Va anche ricordato che quota 100 è comunque una misura sperimentale che verrà soltanto per i prossimi tre anni e poi l’intento del governo, sarebbe quello di sostituirla con quota 41 per tutti.
Le finestre di uscita verranno applicate anche a coloro che a partire dal 2019 in poi, conseguiranno la pensione anticipata, il cui requisito non sembra sia stato incrementato in base all’ aspettativa di vita che è stato fermato fino al 2026. Va anche detto che sono stati congelati i requisiti in vigore fino al 2018, per l’uscita dal mondo del lavoro a prescindere dall’età e quindi sono richiesti 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni 10 mesi per le donne.
Non ci sarà quindi l’adeguamento all’aspettativa di vita nemmeno per i lavoratori precoci, che hanno almeno un anno di versamenti prima dei 19 anni, per i quali quindi il requisito contributivo rimane fissato a 41 anni sempre però nel periodo 2019 al 2026. Con il decreto è arrivata anche la proroga di ape sociale e di opzione donna. È un sussidio che è stato introdotto dalla scorsa legislatura a beneficio di alcune categorie di lavoratori ovvero disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori di invalidità al 74% in più, persone impegnate in mansioni di cura di familiari, disabili e lavoratori che svolgono particolari in mansioni ritenute faticose.
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