Ce li ricordiamo nei panni di due genitori di tre figli nell’Italia del boom economico nella serie Raccontami che, tra il 2006 e il 2008, fece il pieno di ascolti. Ora, a distanza di oltre 15 anni, ritroviamo quella coppia tanto amata, formata da Lunetta Savino e Massimo Ghini, in Studio Battaglia, ispirata al legai drama inglese The Split, in onda dal 15 marzo per quattro puntate su Raiuno, e lo scenario è completamente cambiato.
Lunetta ha smesso i panni della casalinga amorevole e indossa quelli di Marina Battaglia, un agguerrito avvocato divorzista a capo di uno studio di Milano, e Massimo Ghini, a sua volta, riveste il ruolo scomodo di un marito e padre irresponsabile, sparito per anni, che ripiomba nella vita della ex e delle figlie. Il tema del divorzio è estremamente attuale: secondo l’Associazione nazionale divorzisti italiani, la pandemia ha visto un’impennata delle separazioni e dei divorzi, con punte anche del 60 per cento.
A complicare la vita dei coniugi in crisi ci si è messa la reclusione forzata che ha portato a galla infedeltà, incomprensioni e anche il tema della violenza domestica. La serie di Raiuno, oltre a raccontare le dinamiche degli ex coniugi Battaglia e delle loro tre figlie (interpretate da Barbora Bobul’ova, Miriam Dalmazio e Marina Occhionero) affronta proprio questi temi e altri emersi in tempo di Covid: in una puntata, due genitori si scontrano su una questione che ha riempito i tribunali nell’ultimo anno e cioè sull’opportunità o meno di vaccinare i figli minori; un’altra parla delle difficoltà incontrate dalle mamme single durante il lock-down. Tra dramma e commedia spicca, però, il personaggio di Marina Battaglia a cui dà vita Lunetta Savino, nel ruolo di una donna cinica e agguerrita come forse mai si era vista.
Lunetta e Massimo, ognuno di voi interpreta personaggi inediti, sebbene in linea con i tempi. Savino: «Sì, è vero. La mia Marina Battaglia è una donna che si è fatta da sola e che si è formata in un ambiente prevalentemente maschile, diventando fredda e cinica. È un po’ come Miranda Priestly nel film II diavolo veste Prada, sia nel look che negli atteggiamenti: è tagliente, cinica, non cede alle emozioni. E si fa chiamare “avvocato” e non con il più moderno termine “avvocata”, a differenza della figlia Anna, interpretata da Barbora Bobul’ova che fa il suo stesso mestiere ma è andata a lavorare in uno studio concorrente e ha metodi completamente diversi dai suoi».
Ghini: «Io interpreto Giorgio, un uomo insopportabile, ma purtroppo abbastanza attuale. Vent’anni prima, ha abbandonato la famiglia per la baby sitter delle sue figlie ed è fuggito in Costa Azzurra senza farsi più vivo. Poi ritorna per recuperare il tempo perso. Sono contento di essere tornato in una fiction Rai, dopo tanti anni da Raccontami, e anche di poter recitare accanto a Lunetta. Con lei ho sempre mantenuto un bellissimo legame fuori dal set e un tale feeling si vedrà anche in questa serie».
Per dare vita ai vostri personaggi, avete attinto a qualcosa di voi? Savino: «Faccio parte di una generazione di attori che non usano l’immedesima-zione per calarsi in un ruolo. Però è vero che di solito interpreto donne più simili a me, del sud, tradizionali e combattive. Mi ha divertito sfidarmi in una parte così nuova per me. Ho persino cambiato leggermente la mia inflessione dialettale perché Marina è milanese».
Ghini: «Il ruolo di un buon attore è quello di spaziare, di poter essere chiunque. Nella mia carriera ho interpretato Papa Giovanni XXIII (2002) ed Enrico Mattei (2009). Giorgio assomiglia a Mauro Valenzani nel film Compagni di scuola (1988) di Carlo Verdone, un uomo inquieto». Entrambi nella vita avete affrontato un divorzio. Si potrebbe dire che i temi trattati in questa fiction vi toccano da vicino…Savino: «Sì. Io mi separai dal padre di mio figlio quasi trent’anni fa. Fu molto doloroso. Come si vede anche nella serie, al di là dei torti e delle ragioni di ognuno, se pararsi è sempre un fallimento, soprattutto se ci sono dei figli che sono quelli che pagano lo scotto più grande. Dopo quell’esperienza, la mia vita è andata avanti, oggi ho un nuovo compagno, però quel dispiacere resta».
Ghini: «Io ho divorziato una volta sola da Nancy Brilli (con la quale l’attore fu sposato dal 1987 al 1990, ndr). Ho avuto poi solo compagne da cui ho avuto figli, due gemelli, Camilla e Lorenzo, da Francesca Lorrai e due ragazzi, Leonardo e Margherita, dalla mia attuale compagna Paola Romano. La pena del divorzio l’ho vissuta da figlio: mia madre fu una delle prime donne in Italia a ottenerlo. Ma i tempi erano diversi allora. Quando ero un ragazzino, essere figlio di separati era un caso eccezionale e vissuto come una vergogna. Ora, i ragazzi non si sentono degli emarginati se i genitori sono divisi perché al giorno d’oggi è più o meno la normalità. Però, avendo vissuto quell’esperienza tanto dolorosa da bambino, non ho voluto che i miei ragazzi ne soffrissero. E mi sono prodigato, non senza sforzi e difficoltà, a creare una famiglia allargata armoniosa».
Che immagine della famiglia italiana emerge da questa fiction?Savino: serie dà uno spaccato più realistico della realtà: nessuna famiglia è quella dipinta dagli spot pubblicitari. Ogni nucleo vive dei suoi compromessi e delle sue sofferenze, anche se non comparirà mai davanti a un giudice. In Studio Battaglia emerge anche un’immagine più attuale della donna italiana. Marina è una donna del suo tempo, che ha messo il lavoro al centro, sacrificando la tenerezza verso le figlie. Le sue ragazze appartenenti a un’altra generazione, invece, si fanno altre domande. Una, per esempio, si interroga sull’opportunità di accantonare tutto pur di avere una posizione sociale; mentre un’altra si chiede se una donna si realizza solo attraverso i figli».
Ghini: «Io spero che la serie crei dibattito, perché spesso le coppie che si separano non hanno il giusto supporto da parte dello Stato».
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