Nella settimana nera della regina Elisabetta c’è anche un capitolo su Andrea. Una vicenda, quella in cui è coinvolto il suo terzogenito, che da mesi la mette in grave imbarazzo. Il duca di York ha appena fatto dietrofront: niente difesa a oltranza ma un accordo extragiudiziale da oltre 14 milioni di euro. In sostanza, tutto il contrario di quanto, meno di un mese fa, era nelle sue intenzioni.
Andrea, dunque, pagherà un sostanzioso risarcimento a Virginia Roberts che lo aveva accusato di stupro, sostenendo di essere stata violentata da lui oltre vent’anni fa, e per tre volte, quando aveva solo 17 anni.
Sintetizzata la fine (per ora) del più grande scandalo che ha investito la corona britannica dall’inizio del nuovo millennio, deflagrato con la disastrosa intervista rilasciata da Andrea alla Bbc nel novembre 2019, viene ora da chiedersi quale sia il vero motivo di questo cambio di rotta e perché Elisabetta II, che aveva stabilito di non intervenire nella vicenda, abbia invece deciso di evitare al figlio l’aula del tribunale, mettendo anche mano al portafogli: è chiaro infatti che una parte di questa ingente cifra sarà coperta dalle sue finanze.
La lettura più semplice, abbracciata tra l’altro anche da molti eminenti commentatori italiani, sarebbe quella di una mamma in ansia per il terzogenito un po’ pecora nera, un po’ scavezzacollo e anche molto sconsiderato nella scelta di amici, conoscenti e abitudini.
Una madre che paga per evitare al figlio non certo il carcere, perché la controversia tra la signora Roberts e il duca è sempre stata solo civile e non penale, ma l’umiliazione di un processo per forza di cose molto mediatico. In realtà Andrea, per anni considerato il rampollo prediletto di sua maestà, era già stato, in un certo senso, abbandonato al suo destino e ai suoi errori, estromesso dalla vita pubblica e poi rimosso da tutti i ruoli ufficiali, gli incarichi e i patrocini.
La regina, abbandonati i sentimentalismi, aveva scelto la via della severità, arrivando fra l’altro a dichiarare con fermezza, nel famoso comunicato diffuso il 13 gennaio, che il principe si sarebbe difeso nelle sedi giudiziarie da privato cittadino. Tuttavia, esiste un motivo preciso se Elisabetta, nel giro di pochissimo tempo, ha rivisto le sue posizioni dando ascolto a chi spingeva sull’acceleratore per chiudere una vicenda scabrosa e imbarazzante.
In questo caso “The Firm”, la “ditta”, come l’ha sempre chiamata il principe Filippo, ha fatto quadrato per tutelare se stessa e la monarchia. La transazione, messa a punto dai legali del principe, Andrew B. Brettler e Melissa Y. Lerner, infatti, protegge il prestigio del capo dello Stato (Elisabetta) e mette al riparo l’istituzione dagli attacchi dei media a discapito del singolo individuo, poiché il duca di York esce molto male da tutta questa operazione. Nel comunicato in cui viene annunciata la transazione, infatti, si legge: “Il principe Andrea intende fare una cospicua donazione all’ente di beneficenza della signora Giuffre (il cognome di Virginia da sposata, ndr) a sostegno dei diritti delle vittime (…).
Accetta il fatto che la signora abbia sofferto sia come vittima di abusi sia come bersaglio di attacchi pubblici ingiusti. È noto che Jeffrey Epstein ha sfruttato innumerevoli ragazze per molti anni. Il principe si rammarica del suo rapporto con Epstein e loda il coraggio della signora Giuffre e degli altri sopravvissuti nel difendere se stessi e gli altri”. Insomma, un mea culpa fatto e finito. Il risarcimento – che come abbiamo anticipato ammonta a 14 milioni di euro, di cui quattro di spese legali – ha la funzione di coprire una falla piuttosto che permettere che un’intera dinastia finisca nel tritacarne di un procedimento i cui risvolti avrebbero potuto essere inaspettati e persino devastanti nell’anno del giubileo di Platino di Elisabetta.
Una decisione evidentemente ben ponderata, presa dalle due persone che oggi affiancano la regina nelle questioni riguardanti i parenti stretti: i suoi eredi diretti, il figlio Carlo e il nipote William. Pragmatici e consapevoli dei rischi di un’esposizione mediatica di tale portata, il primo e secondo in linea di successione hanno di fatto stretto Andrea in una morsa, obbligandolo a evitare il confronto giudiziario.
Elisabetta dunque pagherà di tasca propria parte dell’indennizzo (il resto, pare, verrà versato attingendo dalla vendita dello chalet di Verbier, da cui Andrea ha ricavato una decina di milioni) ma, nonostante le polemiche esplose sui social, il contribuente britannico non tirerà fuori neanche un penny. Dato che si tratta di un affare di famiglia, i fondi utilizzati saranno quelli personali della sovrana che derivano dalle rendite generate dai beni privati e dal ducato di Lancaster, da secoli portafoglio fondiario dei sovrani inglesi.
Ma quale futuro si prospetta per il duca di York? Molti si augurano per lui una vita sempre più circoscritta fra le mura della residenza privata di Royal Lodge, nel parco di Windsor, ma c’è chi parla anche di un possibile trasferimento all’estero insieme alla ex moglie Sarah, che gli è rimasta sempre accanto nonostante le polemiche, e soprattutto della sua definitiva estromissione dal Consiglio privato della regina. La sua presenza, come accaduto negli ultimi due anni, sarà limitata agli eventi di famiglia, dunque sarà molto difficile vederlo alle prossime cerimonie per il giubileo.
Da verificare, caso per caso, alcune commemorazioni, vedi quella in programma il 29 marzo all’Abbazia di Westminster per il principe Filippo, certo suo padre, ma istituzionalmente anche un militare e un principe consorte. Vedremo se il “disgraziato” duca sarà ammesso o meno alla cerimonia. Ma i pensieri per Elisabetta non sono finiti: negli stessi giorni in cui è stata messa la parola fine ai guai giudiziari del principe Andrea, si sono riaccesi i riflettori su una vicenda che vede coinvolto, seppure indirettamente, il principe Carlo.
Scotland Yard ha infatti deciso di andare a fondo su un presunto traffico di favori orchestrato da Michael Fawcett, ex valletto e uomo di fiducia dell’erede al trono, a lungo anche amministratore delegato della Prince’s Foundation, la fondazione di Carlo.
Fawcett, ormai estromesso dall’ente. Fawcett avrebbe assicurato all’uomo di affari saudita Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz, a fronte di una generosa donazione di quasi due milioni di euro, la concessione di una delle onorificenze più prestigiose, quella di comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico, ma soprattutto la promessa della cittadinanza britannica. Il principe Carlo, ha fatto sapere il suo staff, non era a conoscenza di quanto stava accadendo, posizione granitica già espressa lo scorso novembre. Ci mancava pure questa!
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