A 95 anni la regina Elisabetta celebra lo storico traguardo del suo settantesimo anniversario di regno sorprendendo sudditi e familiari. «Quando mio figlio Carlo diventerà re, so che offrirete a lui e a sua moglie Camilla lo stesso supporto che avete dato a me.
E mio sincero desiderio che, quando sarà tempo, Camilla sia chiamata regina consorte mentre prosegue il suo fedele servizio», ha detto la sovrana nel discorso del suo Giubileo. Una vera investitura per Camilla Shand, per la quale era prevista la carica di “principessa consorte” a causa di un passato imbarazzante per una sovrana.
Mentre era ancora sposata con Andrew Parker Bowles, lei era l’amante del principe. Uno scandalo destinato a rinnovarsi dopo le nozze di Carlo con Diana Spencer, dato che la loro relazione continuò. Lady D, all’epocà innamorata del marito, reagì definendo la rivale un «rottweiler» , in riferimento a una razza canina particolarmente aggressiva e non certo di bell’aspetto. E poi denunciò pubblicamente Camilla attribuendo a lei il fallimento del suo matrimonio: «Eravamo in tre, anche in camera da letto», aveva detto.
Ce n’era abbastanza perché i sudditi – che idolatravano Lady D – dessero a Camilla la colpa della sua morte nel tragico incidente stradale a Parigi nel 1997. Non a caso, i tabloid britannici scrissero che, se Diana fosse stata una moglie felice, non avrebbe commesso gli errori che contribuirono alla sua fine violenta. E così, nell’immaginario collettivo, Camilla diventò una specie di carnefice, colpevole di avere distrutto una creatura dolce e fragile, una sorta di strega cattiva di una favola senza lieto fine.
Una condanna eccessiva – perché Diana non era una santa – ma inesorabile, per cui la sua “assassina” non sarebbe mai salita su quel trono sfuggito a Lady D. Ma Elisabetta ha cambiato il corso della storia con un gesto clamoroso, che gli osservatori della royal family attribuiscono all’odio profondo che nutrì per la prima nuora, considerata una nemica della monarchia. Per la sovrana, Diana era una «ragazza impossibile» che commise il delitto di lesa maestà contro di lei e contro il suo ruolo pubblico: per questo non l’avrebbe mai perdonata. La Spencer ammise pubblicamente di essere stata rifiutata da Elisabetta, avanzando il sospetto che ai suoi danni si stesse tramando un complotto.
Ebbe a corte un unicoelleato, il principe Filippo di Edimburgo, che in una lettera critica nei confronti del figlio Carlo le scrisse: «Nessun uomo sano di mente potrebbe preferire Camilla a te».
La svolta reale di oggi si spiega così: «Con Filippo ancora in vita Camilla non sarebbe salita al trono», scrivono i giornali inglesi attribuendo alla sua scomparsa il gesto di Elisabetta che – designando Camilla come futura regina -oltraggia la memoria di Diana che della Shand fu acerrima nemica.
Una scelta che Filippo non avrebbe mai condiviso. In questo clima i sudditi si chiedono perché sua maestà abbia regalato il trono a lei. Una domanda con un’unica risposta e cioè che la sua avversione per la nuora «impossibile» non si sia mai estinta del tutto, al punto di richiedere un’ultima goccia di veleno. «Se mi odi, mi porterai sempre nella mente», scriveva il poeta inglese William Shakespeare in un aforisma che ben si adatta agli intrighi di corte e che indica la potenza di un sentimento, talvolta più tenace dell’amore.
Alimentato – nel caso di Elisabetta e Diana -dal fatto che Lady D, sovvertendo gli schemi della monarchia, era diventata un mito, offuscando il prestigio della suocera che, a tanti anni dalla sua morte, si prende una vendetta postuma. Anche a costo di ferire la sensibilità dei nipoti William e Harry, legatissimi al ricordo del madre, e quella di Kate Middleton, convinta di essere lei la futura regina.
Questo è l’ultimo atto di una tragedia familiare in cui Elisabetta, a novantacinque anni, ha ancora la forza di seguire i propri impulsi punitivi nei confronti di Diana, colpevole prima di tutto di essere venuta meno al principio – ipocrita ma irrinunciabile per la corte inglese – per cui i panni sporchi vanno lavati in famiglia.
Tuttavia è giusto rilevare che Camilla ha saputo svolgere al meglio il proprio ruolo, sempre all’ombra del marito, sobria nei comportamenti e nel look, impegnata pure in importanti iniziative umanitarie. Tanto che un portavoce, nel riferire che Carlo e Camilla sono «commossi e onorati» dall’investitura di Elisabetta II, ha anche elogiato la futura sovrana per il lavoro leale da lei svolto in questi anni. Perciò la Shand è stata insignita di recente del titolo di dama dell’ordine della Giarrettiera, un’onorificenza, preludio alla corona che, secondo la regina, le spetta.
Ma non tutti gli inglesi sono d’accordo. E molti, che considerarono Camilla l’artefice dell’infelicità di Lady D, ora la vedono come l’usurpatrice del trono cui lei a-spirava. Così Diana rimane un fantasma destinato ad aleggiare sulla monarchia, nonostante Elisabetta tenti invano di cancellarlo. Una presenza ormai cristallizzata nella memoria dei sudditi, nel rimpianto della «principessa del popolo», unica e insostituibile.
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