Quando le ha detto che sarebbe andato al Festival, la sua Anna ha provato a dissuaderlo: «“Ma sei matto, ma che ci vai a fare alla tua età!”, mi diceva. Ora invece è contentissima e io sono entusiasta di essere finito su un podio che racchiude tre generazioni», rivela energico. «Ho iniziato nel 1962, lo stesso anno dei Beatles. Le mie porte chiuse in faccia le ho avute. Ma io sono ancora qui e me la godo. Anche se, come dice Fiorello, passare dall’eterno ragazzo all’eterno riposo è un attimo»
Sanremo (im), febbraio a esultato, per il suo terzo posto a Sanremo, come se avesse vinto. Ma un po’ il vincitore morale del Festival dei record, il Gianni Nazionale lo è davvero. A 77 anni trasmette energia ai più giovani: «Io da grande voglio diventare Gianni Morandi», ha detto il 19enne Bianco, trionfatore all’Ariston con Mahmood; in coppia hanno quasi 30 anni in meno di Gianni. Mentre la seconda, Elisa, è nata quando Morandi aveva già 15 anni di carriera alle spalle.
Che effetto le fa Morandi? «Un podio grandioso! Ci sono tre generazioni di musica, sono entusiasta!». Dopo il Festival è già tornato in teatro con il suo spettacolo. I suoi colleghi più giovani si chiedono dove prenda le energie. Dove? «È che mi piace rischiare, mi fa sentire vivo.
Come anche ributtarmi in gara. E poi lo dice anche questa canzone bellissima che Jovanotti mi ha cucito addosso. “L’abitudine è una brutta bestia, un parassita che lentamente infesta”. Bisogna scrollarsela di dosso. Ci sono volte in cui sono lì, sul mio divano, al caldo, devo andare a correre ma non ne ho voglia. Invece no, mi alzo e vado. Dopo sto meglio, sono contento!».
E sua moglie Anna? È contenta? «Alla fine sì! Anna quasi piangeva per il podio, non ci credeva.
Era molto preoccupata all’inizio, mi diceva: “Ma cosa vai a fare a Sanremo?”, invece è stata una bella scossa. Anche se all’inizio, la prima sera, rivedermi lì, dopo 60 anni di carriera, mi tremavano le gambe. Poi invece mi sono divertito moltissimo, specie quando è arrivato Lorenzo. Però non mi sono “jovanottizzato” io: è lui che si è… “morandizzato”».
Il video di Apri tutte le porte lo avete girato davvero in un carcere? «Sì, certo. In effetti, da due anni, con la pandemia, ci sentiamo tutti un po’ come carcerati, con sete di libertà».
Si è mai sentito carcerato, con le porte chiuse in faccia? «Il mio primo album è del 1962, lo stesso anno del primo dei Beatles, ma io sono ancora qui, e me la godo tanto. Ma verso la fine dei Settanta mi sembrava di non riuscire a dire più nulla.
Quello è stato un momento in cui non riuscivo ad aprire più nessuna porta. Poi uno lavora, trova anche collaborazioni felici, a me è capitato con Lucio, (Dalla), oppure con Tozzi e Ruggeri proprio a Sanremo. Per questo mi piace collaborare, come con Jovanotti. Certo, mi ha dato una canzone, piena di parole, che per impararla bene ho dovuto cantarla 15 volte al giorno!».
Lorenzo dice che lo vuole come manager dei Jova Beach Party.
«Certo che ci vado, ma per lui gratis!». Ha energie anche per stare anche dietro ai social… «Se usati bene, oggi non si può prescindere dai social. Certo, c’è chi ti insulta, ma molti ti danno anche dei consigli. E non bisogna essere sgarbati con nessuno. A volte mi dicono: “Ma vai in pensione!”. Io rispondo con un sorriso: “Dai,-ancora qualche mese e poi vado!”. E la volta dopo non ti insultano più».
Come celebra i 60 anni di carriera? «Le celebrazioni fanno pensare che, come dice Fiorello, dall’eterno ragazzo all’eterno riposo è un attimo. Magari festeggiamo gli 80, se ci arrivo».
Intanto all’Ariston lei e Ranieri sembravate i più emozionati!
«Di certo! Tutti questi ragazzi sono molto più determinati di noi, Anche io da ragazzino andavo allo sbaraglio e mi buttavo. Poi passano gli anni e ti agiti per niente. Tra me e Ranieri c’è stata una vera e sana rivalità, veniamo entrambi da famiglie semplici, entrambi abbiamo vissuto momenti duri, lui ha fatto anche cinema e teatro, io qualche fiction. Ma sapete che c’è? Adesso mi diverto di nuovo come un matto solo a cantare».
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