Le notizie riguardanti l’assetto pensionistico sono concentrate su quota 100 che è considerata perlopiù la misura più attesa del 2019, ovvero quota 100 anche se novità molto importanti emergono anche sul reddito di cittadinanza. Come sappiamo il decreto, che ha attuato queste misure pensionistiche e tanto altro è stato approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri e più nello specifico il 17 gennaio 2019. Su quota 100, così come riporta il quotidiano economico ilsole24ore, coloro che matureranno i requisiti di quota 100 nell’arco del prossimo triennio potranno accedere alla pensione, anche dopo la fine della fase sperimentale di questa nuova misura e quindi dopo il 2021.
Per poter raggiungere i 38 anni di contributi minimi richiesti per poter accedere alla misura quota 100, però sembra che non sia possibile più cumulare versamenti che sono stati effettuati fuori dalle gestioni INPS.
Ciò potrebbe risultare un problema soprattutto per coloro che hanno versato nel corso della loro carriera lavorativa dei contributi presso enti diversi dall’INPS. Questo pacchetto previdenziale piuttosto importante e che è stato tanto voluto dal nuovo governo Conte, costerà circa 48,2 miliardi di euro nell’arco del prossimo decennio. Finalmente il decreto così è stato concluso e nella giornata di oggi, venerdì 25 gennaio 2019, potrebbe essere firmato dal capo dello Stato Sergio Mattarella per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Ritornando a quota 100 coloro i quali avranno maturato i requisiti per poter beneficiare di questa misura nell’arco dei prossimi tre anni, potranno scegliere i beneficiare della misura e quindi andare in pensione oppure no anche dopo la fine della fase sperimentale della stessa. I beneficiari della misura saranno circa €330000, visto che oltre ai possibili quotisti, bisogna considerare anche le lavoratrici che potranno fare richiesta e beneficiare di opzione donna e anche coloro che potranno vorranno beneficiare di Ape sociale.
Nel decreto si parla anche di pace contributiva e stando a quanto è emerso, sembra che questa dovrebbe in qualche modo generare tra il 2019 e il 2021 dei versamenti volontari che risultino essere pari a 90 milioni e mezzo di euro circa. Nelle scorse settimane si è anche tanto discusso su quello che è il trattamento di fine servizio per i dipendenti statali. A tal riguardo l’anticipo bancario sembra che possa coprire fino ad un massimo di €30000, cifra che dovrà essere poi rimborsata dal lavoratore, quando avverrà l’incasso della parte residua tenendo conto ovviamente degli interessi applicati. È stata prevista anche una detassazione il primo anno sull’ imposta IRPEF da pagare per la liquidazione e che dovrebbe andare a compensare la quota degli interessi che bisognerà corrispondere in relazione alla anticipo bancario. Questo meccanismo viene regolamentato da un decreto del Presidente del consiglio e da una convenzione che è stata firmata con l’Abi.
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