Giorgio Gaber, classe 25 gennaio 1939, detto Mr. G, tenero, sgraziato, brutto e con una mente tagliente come la lingua ricevette l’omaggio postumo di una società che aveva aggredito per 30 anni. “Un anarchico”, nelle parole di Dario Fo. La sua feroce critica alla sinistra e alla destra gli è costata l’inimicizia dei politici, ma ha ottenuto il sorriso, la complicità e il calore degli italiani.
Nato a Milano da una famiglia triestina e appassionato di musica, Giorgio Gaberscik ha sofferto di poliomielite all’età di due anni e a 12 anni ha avuto una ricaduta che gli ha causato una disabilità alla mano sinistra.
E’ morto nella sua residenza di Montemagno (nord) all’età di 63 anni. La morte di Gaber, che è malato da molto tempo e che stava trascorrendo le vacanze di Natale con la sua famiglia, è avvenuta mercoledì pomeriggio, secondo fonti familiari.
Tuttavia, questo è servito da stimolo per suonare la chitarra, che sì inventando una particolare tecnica per eseguire alcuni accordi. Sono gli anni del rock and roll, e Gaber combina i suoi studi in economia alla prestigiosa Bocconi di Milano con concerti in un club chiamato Santa Tecla, e cioè per la musica italiana quello che la Liverpool Cavern è per gli inglesi. Lì hanno suonato, giovanissimi, Enzo Janacci o Adriano Celentano, tra gli altri. Un giorno un uomo si avvicinò a Gaber e gli offrì un contratto con una grande etichetta discografica dell’epoca. Gaber pensò che fosse uno scherzo e non partecipò all’appuntamento, e l’uomo, Giulio Rapetti, detto Mogol, dovette insistere di nuovo. Ciao ti diró, scritto da Luigi Tenco, divenne uno dei suoi primi successi, e negli anni sessanta, Gaber lavorò come cantante melodico, con quattro partecipazioni al Festival di Sanremo.
Tuttavia, l’Italia era immersa in anni difficili, e con essa, Gaber ha fatto uscire nelle sue canzoni lo spirito libero, critico e controverso che aveva dentro. La critica acida e sarcastica che era già stata indovinata in Torpedo Blu o La battaglia dei Cerutti è emersa con temi come Se fossi Dio, in cui ha attaccato nientemeno che Aldo Moro. Gaber lasciò la televisione per dedicarsi al teatro. Al Piccolo Teatro di Milano, Mr. G inaugura la formula del teatro-canzone, distribuendo traino sinistro e destro (letteralmente), non solo nei monologhi che hanno deliziato il pubblico, ma nei testi delle sue canzoni. La sua acutezza critica con l’Italia di fine Novecento aumentò parallelamente al pessimismo acido che la sua arte trasmetteva.
Le sue apparizioni televisive divennero molto rare fino a quando, nel 2001, l’amico Celentano lo invitò al suo programma 125 milioni di stronzi sul primo canale della RAI. Seduti attorno a un tavolo da osteria, Gaber, Celentano e Dario Fo, tra gli altri, hanno recitato in prima serata in uno dei dialoghi più brillanti visti dalla televisione pubblica. Nello stesso programma, Gaber ha cantato seduto su uno sgabello una canzone scritta un paio di anni prima, Destra-sinistra, con un testo devastante in cui denuncia le contraddizioni e le imposture delle ideologie, in cui “nonostante tutto” ha confessato di credere ancora.
“Tutto il vecchio moralismo è di sinistra, la mancanza di morale è di destra, anche il Papa ultimamente è un po’ a sinistra e il diavolo si è spostato a destra”. Radio Italia, il più importante network musicale in lingua italiana, lo ha inserito in cima alla sua lista, e Gaber, quasi 40 anni dopo, ha nuovamente stretto le spalle alle star musicali del momento. Già malato, Gaber non è più apparso in televisione e si è concentrato sul lavoro su un nuovo album, che sarà in vendita alla fine di questo mese con il titolo di I do not feel Italian, un’affermazione che, paradossalmente, fa parte, ad un certo punto o in un altro della vita, del Modo di essere italiani.
Chi è la figlia Dalia Gaberscik
Il 12 gennaio del 1966, a Milano, il cantautore Giorgio Gaber, insieme a sua moglie Ombretta Colli (nota attrice e politica genovese), stava dando il benvenuto alla loro prima ed unica figlia insieme: Dalia Gaberscik. La giovane, crescendo, è riuscita a coltivare un rapporto sempre più intimo e affettuoso con la sua famiglia ed in particolare con suo padre.
Discografia
- Il signor G (1970)
- Yo borghesi (1971)
- Diálogo tra un impegnato e un non so (1972)
- Far finta di essere sani (1973, estudio)
- Far finta di essere sani (grabación de teatro, 1973-1974)
- Anche per oggi non si vola (1974)
- Libertà obbligatoria (1976)
- Polli di allevamento (1978)
- Pressione bassa (1980)
- Io se fossi Dio (1980)
- Anni affollati (1981)
- Il teatro di Giorgio Gaber (1982)
- Gaber (1984)
- Io se fossi Gaber (1985)
- Piccoli spostamenti del cuore (1987)
- Parlami d’amore Mariù (1987)
- Il Grigio (1989)
- Storie del signor G (1991, VHS)
- Il teatro canzone (1992)
- Ma per fortuna che c’è … Giorgio Gaber (1994)
- Io come persona (1994)
- E pensare che c’era il pensiero (1994)
- E pensare che c’era il pensiero (1995)
- Gaber 96/97 (1996)
- Un’idiozia conquistata a fatica (1997)
- Un’idiozia conquistata a fatica “(1998, segunda versión)
- Gaber 1999/2000 (1999)
- La mia generazione ha perso (2001)
- Io non mi sento italiano (2003)
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