Dopo 11 giorni di braccio di ferro, e molte bugie sul suo ingresso in Australia da non vaccinato, il numero 1 del tennis è stato espulso e non giocherà agli Australian Open. Ma non è la prima che combina. Di lui alcuni avversari dicono: «Ogni volta che il match si complica lui chiama il dottore». Con il fratello ha una società che produce farmaci… antivaccini. Ma ora rischia di perdere 30 milioni di sponsorizzazioni
Se non fosse il numero 1 del tennis, e soprattutto se si ripassa il lungo curriculum di “marachelle”, sportive e non, degli ultimi 15 anni, non ci stupiremmo molto del braccio di ferro di inizio 2022 tra il governo australiano e quello che ormai tutti chiamano “NoVax” (invece che Novak) Djokovic.
Perché il ragazzino che imparava a giocare a tennis sul fondo di una piscina vuota di una Belgrado devastata dai bombardamenti, nel mondo sempre un po’ bon ton delle racchette, in fondo, è stato da subito un intruso, arrivato come terzo incomodo del duello del secolo tra lo spagnolo Nadal e lo svizzero Federer.
Tanto che, per farsi notare, eccolo sin da subito gigioneggiare con le sue imitazioni, in effetti parecchio buffe, degli avversari: dall’andatura zoppicante di Andy Murray all’urletto spaccanervi della Sharapova. Il gioco finisce presto: tocca darsi un tono per scalare le classifiche mondiali. Ma ancora qualcosa non torna, per esempio, in quei suoi tattici malesseri in campo, anche nelle finali più combattute, dove lui chiama il medicai lime out, spesso quando l’avversario sta infilando un punto vincente dietro l’altro. «Ogni volta che il match si complica lui chiama il dottore», dicono gli avversari.
L’ultimo infortunio misterioso, un anno fa, agli addominali, proprio agli Australian Open che poi, guarda caso, vinse. E non che fuori dal campo faccia molto per tenere un basso profilo, anzi! Si va da una diretta social insieme a un sedicente guru del benessere per parlare della forza del pensiero, alla società QuantBioRes, amministrata dal fratello Djordje, che sperimenta farmaci antivirali, in pratica un’alternativa in pillole ai vaccini.
Sarà un caso, ma “NoVax” Djokovic, forte di un patrimonio stimato di oltre 250 milioni di euro, ne è il principale azionista da giugno 2020, da quando insomma si sono fatte frequenti le sue esternazioni contro i vaccini in nome di una non ben definita libertà sanitaria.
A questo punto le bugie che lo stesso campione ora ammette, declassandole a errori di comunicazione, a proposito di positività, quarantena violata o meno prima di arrivare in Australia, finiscono per apparire coerenti col personaggio che, intorno, ha un clan di fedelissimi, a partire dai genitori e dal fratello, fino alla moglie Jelena, madre dei suoi figli Stefan, 7 anni, e Tara, 4.
Alla fine il governo di Canberra ha deciso di espellere il tennista sebbene la corte federale gli aveva ridato il passaporto ritiratogli in aeroporto alfarrivo: l’esenzione al vaccino accettata dagli organizzatori del torneo non è piaciuta all’Australia, dove le norme anti-Covid sono severissime. Noie ha ammesso di essere risultato positivo il 16 dicembre, sebbene asintomatico, ma nonostante la positività ha partecipato a incontri e appuntamenti: «Per non deludere chi mi aspettava», si giustifica adesso! Non solo.
Sul modulo di ingresso in Australia, Djokovic ha dichiarato di non aver viaggiato nei 14 giorni prima del suo arrivo, il 6 gennaio. Ma sui social ci sono immagini che lo mostrano a Marbella, in Spagna, il 2 gennaio. Dare informazioni false è un reato grave da quelle parti. Il tennista sostiene si sia trattato di un errore del suo staff nel riempire i moduli. Ora rischia un bando di 3 anni dal Paese, vacilla il suo trono del re del tennis mondiale, ci sarà da vedere se lo vorranno, in primavera, da non vaccinato gli altri tornei dell’Atp come Rolland Garros a Parigi e Wimbledon a Londra, e rischia di perdere sponsorizzazioni fino a 30 milioni di euro.
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