Il nuovo operatore virtuale ho.mobile sembra che nei prossimi giorni lancerà la nuova offerta tariffaria la quale prevede minuti illimitati verso tutti i numeri nazionali, sms illimitati, verso tutti i numeri nazionali per circa 40 giga in 4G a 7,99 euro al mese. Si tratta di un vero e proprio pacchetto di giga, sms e minuti ed è disponibile a partire da oggi, 1 agosto 2018.
Come abbiamo visto, questa offerta prevede ben 40 gigabyte di connettività internet, chiamate ed sms illimitati ad un prezzo davvero unico ovvero 7,99 euro al mese, pagamento che viene effettuato ogni 30 giorni. Rispetto all’offerta lancio che è valida fino allo scorso il 30 luglio, si tratta di Ben 10 gigabyte di traffico dati in più, con solo €1 in più al mese.
Potrebbe esserci soltanto una limitazione, Ovvero la velocità di download e di un lord ed infatti pare che sarà possibile navigare soltanto in 4G Batik ad una velocità di 30Mbps. Non è previsto alcun costo extra, ed una volta terminati i 40 gigabyte mensili, la navigazione sarà bloccata e per poter continuare ad utilizzare Facebook e WhatsApp bisognerà effettuare una ricarica e partire un con un nuovo ciclo mensile. Saranno Inclusi i servizi per l’avviso di chiamata, credito residuo, il trasferimento di chiamata e la navigazione hotspot.
Riguardo il roaming sembra che questa nuova offerta e permetterà di utilizzare tutti gli sms minuti e anche 2,5 giga per poter e navigare Quando si viaggia all’interno dell’Unione Europea. Per sottoscrivere questa nuova offerta, bisognerà acquistare una nuova SIm. Nello specifico si potrà sottoscrivere una scheda Ho mobile prenotando online con spedizione gratuita a casa e attivazione tramite videochiamata, oppure prenotando online con ritiro e pagamento in edicola. Si potrà ancora procedere in questo modo ovvero acquistando presso uno dei tre punti vendita di Ho Mobile. Il costo della SIM ammonta a 9,99 euro con un costo di attivazione del servizio pari a 7, 99 euro
Inseparabili dal cellulare, siamo alla mercé delle politiche troppo spesso scorrette degli operatori telefonici. Come contrastarli? Denunciandoli.
Arriva un sms dalla nostra compagnia telefonica: “Modifica condizioni contrattuali: Gentile Cliente (tutto maiuscolo, siamo importanti… ndr), la informiamo che dal mese di ottobre il canone ed i contenuti della sua offerta si rinnoveranno ogni 4 settimane invece che ogni mese. I relativi costi verranno quindi fatturati ogni 8 settimane… Può recedere dai servizi o passare ad altro operatore senza penali entro il 30/09/2016”. Chissà cosa cambia. Chiamiamo il servizio clienti, che ci rassicura: non cambia nulla, la tariffa rimane la stessa, il totale dei giorni è sempre 365; semplicemente, invece di sei fatture ne riceverà sette. Non pagherà di più, è diversa solo la suddivisione dei costi. Allora perché l’avete fatta? “Per agevolare la comprensione del cliente e rendere più facile fare i conti alla compagnia” ci risponde serafica la signorina del call center. Peccato che questo giochino ci costi l’8% in più all’anno, secondo le stime dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), che ha segnalato la pratica all’Antitrust come una possibile intesa restrittiva della concorrenza, visto che questa politica dei 30 giorni è stata adottata dalle maggiori compagnie sul mercato.
Il che significa che il cliente può sempre recedere dal contratto senza penali o costi di disattivazione e scegliere un’altra offerta o un altro operatore che non adott i questa politica. Ma non lo trova. L’Antitrust ha ravvisato in questo comportamento una pratica commerciale scorretta e con questa motivazione ha multato Telecom e Wind, rispett ivamente per 410mila e 455mila euro, per non essere state in regola in occasione della riduzione del periodo di rinnovo delle offerte di telefonia mobile sottoscritte dai propri clienti da 30 a 28 giorni. La multa servirà da deterrente? O le compagnie continueranno imperterrite a inventarsi nuovi escamotage per aumentare le voci attive dei loro bilanci con pratiche poco trasparenti e scorrett e? Del resto, basta un clic sbagliato mentre navighiamo sul cellulare o mentre giochiamo, ma anche semplicemente se chiudiamo una finestra pop up o sfioriamo accidentalmente un banner pubblicitario, per attivare servizi a pagamento tra i più disparati: dall’oroscopo al meteo, da contenuti erotici a suonerie. Ce ne accorgiamo perché cominciamo a ricevere sms o mms con questi contenuti. I servizi non richiesti si pagano e di mese in mese le somme si incrementano, anche perché non ci accorgiamo subito di questi addebiti. Finora le compagnie non si sono certo distinte per l’attenzione al cliente e per la trasparenza e la correttezza delle bollette: è quanto emerge dalla nostra inchiesta, in cui abbiamo interpellato quasi 18mila soci con un questionario online, chiedendo quanto sono soddisfatti della compagnia a cui si sono affidati per telefonare e navigare su internet con lo smartphone.
Il mercato della telefonia assomiglia un po’ al Far West, dove ci vuole poco a essere colpiti da una pallottola anche perché lo sceriffo non sempre interviene al momento giusto e quando si accorge della sparatoria sono già tutti a terra. I cowboy, poi, tutti insieme hanno già attraversato la prateria alla conquista di nuove terre fertili. Galoppano veloci, anche perché il boom combinato di app, smartphone e internet ha creato infinite possibilità. Come dimostrano le telefonate che ogni giorno ricevono i nostri avvocati, che riguardano nella stragrande maggioranza problemi con le compagnie telefoniche. Per limitare i danni abbiamo attivato anche le conciliazioni con i principali operatori (vedi riquadro nella pagina accanto). Un divorzio difficile Non facciamo in tempo a familiarizzare con il nostro piano tariffario che arriva un sms della compagnia intitolato “Modifica condizioni contrattuali” che ce lo cambia. Un vero e proprio tradimento, visto che l’abbiamo scelta per le sue doti tariffarie. Può farlo, la legge glielo consente, ma è una pratica commerciale corretta? È vero che possiamo disdire, ma in concreto questo significa trovare un’altra compagnia che ci assicuri una maggiore fedeltà all’offerta tariffaria con cui ci accoglie almeno nel medio termine, perché il “per sempre” non fa parte della logica del mercato.
Insomma, siamo sommersi dalle offerte allettanti per prezzo e contenuto e dopo aver fatto tutto l’iter e aver sopportato i disagi del passaggio del numero da un operatore all’altro, un sms ci obbliga di fatto ad aderire al nuovo piano tariffario più costoso che ci impone la compagnia. Se poi nell’offerta a cui abbiamo abboccato c’è anche l’acquisto a rate di uno smartphone, di fatto non abbiamo alternative. Il divorzio diventa davvero difficile, anche se possibile sulla carta. Finché non abbiamo ripagato le rate, la compagnia può cambiare le condizioni tariffarie a suo piacimento, visto che se diamo disdetta dovremmo rimborsare in una volta sola tutte le rate restanti. La libertà di scelta è solo sulla carta. Ma l’insoddisfazione è tale che non sono pochi gli italiani pronti a lasciare la propria compagnia. Basta guardare i dati della nostra inchiesta: un intervistato su tre si è dichiarato prontio a cambiare operatore nel prossimo anno: di questi, il 41% degli intervistati sono clienti di 3 (H3G), il 37% di Fastweb e il 35% di Vodafone e Wind.
Servizi supplementari mai chiesti Un altro fenomeno diffuso, che spesso si affianca o si confonde con le rimodulazioni tariffarie, è l’attivazione di servizi supplementari a pagamento (Vodafone Exclusive e Tim Prime, per citarne alcuni).
CORRETTEZZA E TRASPARENZA IN BOLLETTA: I SOCI BOCCIANO 3 E TIM Le compagnie giocano qui un’altra partita, perché non potendo attivare questi servizi in automatico e dovendo chiedere il consenso espresso e preventivo del cliente (art. 65 Codice del consumo), presentano l’iniziativa come “variazione contrattuale” o come “offerta” sempre via sms e la attivano se il cliente non dice nulla. Poi, le compagnie li camuffano in bolletta, inserendoli in mezzo al resto dei costi e quindi gli utenti meno attenti non se ne accorgono subito. Per questa pratica scorretta Vodafone è stata multata dall’Antitrust e solo allora ha messo a disposizione sul proprio sito un modulo per la richiesta di rimborso: questo, però, vale solo per coloro che hanno attivato il contratto, e quindi la sim, dopo il 13 giugno 2014, data in cui è entrata in vigore il nuovo art. 65 del Codice del consumo. Pertanto, i soldi spesi da chi ha attivato la sim telefonica prima di tale data sono rimasti nelle casse della compagnia. Dopo la diffida dell’Authority, Tim, per non incorrere nelle stesse sanzioni, ha sospeso l’analogo servizio Tim Prime.
Gli “extra” di 3: chiedi il rimborso La bolletta non lasciava spiragli di comprensione: c’erano strani addebiti legati alla navigazione sul Portale 3 e a presunti servizi attivati dagli utenti (le voci erano “Contenuti sotto copertura Tre” oppure “Pagine sotto copertura Tre”). Le segnalazioni sono arrivate all’Agcom, che dopo un’indagine ha contestato a 3 (H3G)la violazione dei doveri di trasparenza e correttezza in merito a questi addebiti. L’Autorità, dopo aver diffidato la compagnia a correggere questo comportamento, vistasi inascoltata, dopo un anno, ha multato 3 per 480mila euro. A questo punto chi ha subìto questi addebiti può chiedere il rimborso tramite i nostri avvocati (vedi riquadro a pag. 11).
Denuncia e concilia Bisogna stare sempre all’erta: è un po’ come se il telefonino contenesse una bomba a orologeria, pronta a scoppiare alla prossima iniziativa commerciale del nostro operatore o al nuovo escamotage che qualcuno si è inventato per rosicare il nostro credito. Gli interventi delle Autorità non sembrano arrestare la verve dei cowboy, che continuano a scorazzare da una sim all’altra seminando trappole. Lo sceriffo dovrebbe forse rivedere la sua strategia. Intanto, il nostro consiglio è di tenere sempre monitorato il proprio credito e, se ci si accorge di qualche addebito sospetto, bisogna contattare subito il proprio operatore per disinnescare il servizio non richiesto. Carta canta, però: quindi, a questa telefonata fate seguire un reclamo scritto con raccomandata a/r. Potete usare la sezione “reclama” del nostro sito www.altroconconsumo.it/ reclamare. Se l’operatore non risponde entro 40 giorni o se risponde negativamente, potete rivolgervi alla nostra assistenza legale (02/6961550) per avviare una procedura di conciliazione gratuita. In alternativa, per conciliare potete contattare il Co.Re.Com della vostra Regione (gli indirizzi si trovano sul sito www.agcom.it). Se la conciliazione non va a buon fine, si può fare ricorso all’Agcom o al giudice di pace
Cosa fa l’Agcom per contrastare le pratiche scorrette? «Il problema nasce quando le compagnie, anziché aumentare i prezzi in maniera trasparente, cercano di fare cassa attivando servizi non richiesti dagli utenti o trasformando a pagamento prestazioni in precedenza gratuite. L’Agcom è intervenuta ripetutamente per arginare questa tendenza, sia attraverso la repressione delle condotte sia con interventi regolamentari a tutela della libertà di scelta dei consumatori. Sebbene le truffe si siano ridotte e il sistema dei rimborsi migliorato, rimane ancora un consistente fenomeno di attivazioni non richieste dei servizi (suonerie, oroscopi, loghi…). Proprio per questo, nei prossimi mesi interverremo con un provvedimento di natura regolamentare volto a rendere certa la volontà dell’utente di richiedere questi servizi». In che modo scattano i controlli? «I cittadini possono aiutarci a individuare le condotte più gravi e attuali. Per questo, abbiamo predisposto un formulario guidato di denuncia a loro disposizione che ci permette di individuare, sulla base delle segnalazioni ricevute, le priorità del nostro intervento. Per denunciare abusi e Antonio Preto – Commissario Agcom – Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. violazioni, i cittadini possono andare nella pagina “Consumatori” di www.agcom.it». Le compagnie cambiano il piano tariffario a loro piacimento con un sms: è una pratica corretta? «La legge prevede che in caso di modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali, sia assicurato agli utenti un preavviso di 30 giorni e il diritto di recesso senza penali. Alcuni operatori hanno scambiato questa norma come una licenza di modificare qualsiasi cosa a loro arbitrio. In realtà, l’ordinamento pone dei limiti a queste modifiche, che devono trovare una loro giustificazione nella legge o nel contratto. Altrimenti siamo davanti a clausole vessatorie, la cui competenza per l’accertamento, però, è dell’Antitrust. L’Agcom è intervenuta spesso quest’anno, sanzionando quegli operatori che avevano modificato offerte presentate in avvio come “per sempre”. Così come abbiamo adottato diffide nei casi in cui attivazioni non richieste venivano spacciate per modifiche unilaterali del contratto».
Reclama e concilia ■ Per inviare la lettera di reclamo alla compagnia potete usare la sezione “reclama” del nostro sito www. altroconsumo.it/reclamare. Se la compagnia non risponde entro 40 giorni o risponde negativamente, potete chiamare la nostra consulenza legale (02/6961550) per avviare una procedura di conciliazione gratuita per arrivare a un accordo con la compagnia. Qui sotto le compagnie con cui abbiamo stipulato un accordo di conciliazione e i riferimenti a cui inviare il primo reclamo. ■ FASTWEB – con raccomandata a/r alla Casella Postale n. 126, 20092 Cinisello Balsamo (Mi) oppure via fax allo 02/454.011.077 oppure online su MyFASTPage ■ H3G – via fax all’800.179.600 oppure via email al Servizio Clienti, accedendo alla sezione FAQ: https://areaclienti3. tre.it ■ TIM – con raccomandata a/r alla Casella Postale 555, 00054 Fiumicino (Roma)o via fax a ll’ 800.600.119 ■ VODAFONE – con raccomandata a/r alla casella postale 190, 10015 Ivrea (TO) oppure online sul sito www.vodafone.it ■ WIND – con raccomandata a/r alla Casella Postale 14155, Ufficio Postale MI65, 20152 Milano o sul sito www.wind.it ■ POSTE MOBILE – con raccomandata a/r alla Casella Postale 3000, 37138 Verona o via fax all’ 800.242.626 oppure online sul sito www.postemobile.it
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Pronte le regole per la gara del 5G
Secondo quanto riporta oggi il quotidiano la Repubblica (nella sua versione cartacea), Iliad così come Fastweb e Wind Tre sarebbero andati in pressing sul Garante delle telecomunicazioni (AGCOM) che dovrà scrivere le regole generali dell’asta frequenze:
Fastweb, Iliad, Wind Tre temono che due soli operatori possano vincere come ad asso pigliatutto. Hanno paura che TIM e Vodafone finiscano con l’aggiudicarsi i 200 megahertz più ambiti, 100 a testa.
Siamo nella banda di frequenze extra lusso identificata dal numero 36-38. In particolare – in una lettera inviata al Garante tlc e al ministero dello Sviluppo – WindTre chiede che i 200 megahertz disponibili siano venduti in pacchetti di dimensioni ragionevoli (ognuno di massimo 20 mega).
Non solo. In questa banda, un singolo operatore non dovrebbe aggiudicarsi più di 60 mega. Per arrivare a 100 mega, questo operatore dovrebbe puntare su frequenze di una banda confinante (la 34-36), oggi occupata da società come Linkem ed Eolo. Prima di varare le regole dell’asta, il Garante indirà una consultazione pubblica ad hoc
È uno degli “avamposti” del 5G, dove si fanno test su test, ricerche, sperimentazioni. Per provare ad affacciarsi sul futuro ci si può spostare verso la periferia industriale di Torino. Qui si trova quello che una volta si chiamava Cselt quando è nato nel 1964; ora è l’Open Air Lab. Sempre di Telecom, comunque, che qui ha il suo centro di ricerca e innovazione. E l’ospite d’onore al momento è senza dubbio il 5G, celebrato nelle data room con i monitor per dar conto delle applicazioni smart sparse in giro per le città (non solo Torino), come nei laboratori veri e propri fatti di stanze con le pareti rivestite di “pannelli anecoici”, per assorbire qualsiasi tipo di suono o rumore e testare “in purezza” i segnali per il 5G emessi da antenne fornite dai maggiori produttori di tecnologie.
Bisogna usare molta fantasia per ora. La declinazione pratica del 5G – come da presentazioni in pompa più o meno magna che si sono tenute in questo periodo – non va infatti oltre hardware di differente grandezza e numeri stampati su monitor. Cifre di tutto rispetto, per carità: 20 Gbps rappresentano il futuro, una velocità di scaricamento di dati che, unita ai tempi di latenza nell’ordine di millisecondi, vuol dire chirurgia a distanza, Internet delle cose (IoT) con i suoi oggetti connessi, contatori e lampioni intelligenti, auto senza guidatore, automazione industriale high tech al massimo livello. Ma tant’è: oltre i numeri non si andrà almeno fino al 2020, quando per il 5G si aprirà la fase della commercializzazione.
I prossimi in Italia sono periodi decisivi sul fronte “regolamentare”. Domani infatti il consiglio dell’Agcom darà il via alla consultazione sulla cornice entro cui il Mise poi, dovrà mettere a bando le frequenze necessarie al 5G. Entro il 30 aprile l’Authority dovrà dare una parola definitiva, con il Mise chiamato successivamente a mettere a bando entro il 30 settembre i diritti d’uso delle frequenze (700 Mhz, che andranno liberate entro il 2022 dai broadcaster, e le bande pioniere 3.6-3.8 Ghz e 26.5-27.5 Ghz). Nelle casse dello Stato sono attesi almeno 2,5 miliardi di euro. «Il 5G è un insieme di regole, innovazione tecnologica e modelli di business», dice Mario Di Mauro, Chief strategy officer di Tim. L’aspetto regolatorio è non semplice. Linkem, Tiscali, Tim, Go Internet e Mandarin hanno chiesto una proroga sui loro diritti d’uso delle frequenze nella banda 3.4-3.6 Ghz avute a seguito dell’asta Wimax del 2007. La consultazione in Agcom è alla fase finale. C’è poi da stabilire cosa farà la stessa Authority sul tema della dimensione dei lotti da far mettere a gara. «Non dovranno essere troppo ampi, per evitare barriere all’ingresso», dice Alessandro Frizzoni, ad di Go Internet. Di parere opposto alcuni grandi operatori, ma non solo. «Diminuire i blocchi – spiega Davide Rota, ad di Linkem – non mi sembra una grande idea. Servono investimenti di un certo tipo. Fondamentale è invece l’apertura della rete».
La forza del 5G non sta tanto nel far comunicare le persone quanto nel dare base solida alle comunicazioni fra oggetti e fra persone e oggetti nei processi industriali. In questo si annida uno dei punti più delicati da affrontare, quello della cybersecurity. «Bisognerà essere molto attenti nella fase precedente l’avvio commerciale del 5G, altrimenti poi sarà più complesso intervenire per rendere hardware e servizi meno vulnerabili agli attacchi informatici», spiega Walter Ruffinoni, ceo di Ntt Data. «Le aziende – aggiunge Mirco Gatto, ceo di Yarix – si stanno mettendo al passo. Ma c’è ancora poca attenzione nel b2c».
Intanto la fase di test si è avviata di slancio in Italia. Alcune sperimentazioni sono partite in autonomia: quella di Tim a San Marino o anche a Torino con Ericsson e Politecnico; oppure Fastweb con Ericsson a Roma oppure ancora Linkem a Catania e i cinesi di Zte che hanno inaugurato il loro centro di ricerca sul 5G a L’Aquila. Sperimentazioni sono partite anche sotto l’egida del Mise in cinque aree: Vodafone a Milano; Tim, Fastweb e Huawei a Bari e Matera; Wind Tre e Open Fiber a L’Aquila e Prato. A Bari per esempio si lavorerà, fra i vari progetti, per fare del porto uno degli scali più smart d’Italia fra controllo accessi e monitoraggio dell’area e automatizzazione delle operazioni di carico e scarico. A Matera si mirerà al tema della ricostruzione tridimensionale di siti e musei.
A Bari come a Matera si sperimenteranno soluzioni per la smart education dei bambini ospedalizzati. A Milano all’orizzonte ci sono novità che vanno dai robot per l’agricoltura di precisione all’ambulanza connessa che consentirà consulti medici da remoto, ai droni per la sicurezza fino alla mobilità più intelligente grazie a sensori ad hoc. Telemedicina, smart security, monitoraggio di edifici e infrastrutture, agricoltura di precisione grazie ai droni sono fra gli ambiti di sperimentazione a L’Aquila e Prato. Vodafone ha messo in campo per Milano un bando per startup. E del resto è centrale, per tutti questi progetti, il lavoro comune con partner del territorio: università, strutture ospedaliere, centri ricerca. Funzionerà? Secondo Ericsson nel 2026 gli operatori italiani potranno avere un +46% di revenue aggiuntive grazie al 5G che abilita la trasformazione digitale delle industrie: 14,7 miliardi di euro in più. Anche meglio del +36% a livello globale.
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