Si è tanto parlato nelle scorse settimane dell’aumento pensioni. Di ciò se n’era già parlato nel decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 16 novembre 2018 che è stato pubblicato lo scorso 16 novembre in Gazzetta Ufficiale.
L’aumento delle pensioni era stato già previsto lo scorso primo gennaio 2019. Nel decreto si stabilisce la variazione percentuale per il calcolo dell’aumento di perequazione delle pensioni spettante per l’anno 2018 con concorrenza dal primo gennaio 2019. A partire da questa data, gli assegni pensionistici subiranno la crescita che sarà pari a 1,1 punti percentuali, andando a confermare quelle che erano le previsioni dello scorso anno. Sembra che la percentuale di crescita possa ridursi, man mano che l’assegno sale di importo. Ma cosa dice effettivamente il decreto, riguardo l‘aumento delle pensioni 2019.
Nello specifico i 3 articoli che sono contenuti nel decreto ministeriale sopracitato sanciscono come la percentuale di variazioni per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2017 sia determinata nella misura pari a più 1,1 a partire dal primo gennaio 2018. Ed ancora la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2018, viene determinata nella misura pari a più 1,1 dal primo gennaio 2019 salvo conguaglio che si dovrà effettuare in sede di perequazione per il successivo anno. Ed infine il terzo articolo del decreto sancisce come le percentuali di variazione di cui agli articoli precedenti per le pensioni alle quali si applica la disciplina dell’indennità integrativa speciale di cui alla legge 27 Maggio 1959 numero 324 e successive modificazioni e integrazioni, sono determinate separatamente sull’indennità integrativa speciale, ove competa sulla pensione.
E’ anche previsto un aumento della pensione minima, ovvero una misura prevista per il 2019 e molto attenta da coloro che attendono con ansia un incremento del proprio assegno. Fino al 2018 la pensione minima ammontava a €507,00 importo incrementato rispetto all’anno precedente mentre l‘assegno sociale corrisponde ad un importo di circa €453,00. Secondo quelle che sono le intenzioni del governo, la minima quindi dovrebbe subire un incremento fino a €780,00 e ciò significa che nel caso in cui un pensionato nel 2018 ha percepito €500,00 nel corso del 2019 riceverà un incremento di €280,00 per poter raggiungere la soglia minima prestabilita al di sotto della quale sembra essere impossibile sopravvivere.
Riguardo le coperture economiche, queste dovrebbero essere garantite parte dal fondo sociale europeo e sembra che venga applicato il provvedimento A8-0292/2017 approvato dal Parlamento Europeo dove si sottolinea l‘importanza dei finanziamenti pubblici adeguati a favore del regime di reddito minimo. L’aumento della pensione minima prevede un innalzamento degli importi minimo che sono fissati ad oggi a poco più di €500. Quindi il regime di reddito minimo di cui tanto parla il provvedimento europeo ammonterà a €780.
Quota 100, come aumentare i contributi per l’uscita anticipata
E’ finalmente arrivata la pubblicazione in Gazzetta del decreto sul reddito di cittadinanza, Quota 100 e le misure prorogate di Ape sociale, Opzione donna nonché le pensioni anticipate non più adeguate alla speranza di vita.
Molti lavoratori, dunque, a partire da questo mese di gennaio 2019, dovranno cominciare a fare i conti con queste nuove misure. Ad essere maggiormente coinvolti da queste novità sono i nati tra il 1952 e il 1959, ma anche quelli nati tra il 1970 e il 1962, i quali potrebbero beneficiare di un assegno straordinario finanziato direttamente dalle imprese con i fondi di solidarietà bilaterali. Secondo alcune stime i beneficiari di queste misure soprattutto di Quota 100 saranno oltre 300.000 e nel caso in cui si dovesse raggiungere questo quantitativo è improbabile che nel 2020 e nel 2021, questi numeri possano ripetersi visto che 360.000 effettivamente sono le pensioni totali di vecchiaia e anticipate che vengono liquidate nel 2017.
Ma nel caso in cui si dovesse arrivare davvero un milione di pensioni che vengono liquidate in netto anticipo rispetto a quelli che sono i requisiti attuali, si potrebbe andare incontro ad un problema relativo al reperimento delle risorse. Proprio per questo motivo, nelle ultime settimane i tecnici del governo hanno vagliato varie ipotesi e soprattutto hanno ridotto gli importi stanziati per Quota 100 e reddito di cittadinanza proprio per evitare di non poter soddisfare poi le esigenze dei cittadini e quindi venire meno alle promesse fatte.
Ad ogni modo sia Quota 100 che Opzione donna causeranno un’ esigenza rinnovata di aumentare la propria anzianità contributiva, visto che entrambi prevedono che ci sia una soglia di versamenti che deve essere raggiunta obbligatoriamente entro una data limite. Quindi per Quota 100 bisognerà soddisfare due requisiti, uno dal punto di vista anagrafico e l’altro contributivo ovvero compiere 62 anni di età e aver maturato 38 anni di contributi. Per Opzione donna invece i contributi richiesti sono 35, ma bisognerà possedere questo requisito entro e non oltre alla fine del 2018. Ci sarebbero alcuni contributi perduti che potrebbero in qualche modo essere recuperati. I modi sono diversi, alcuni sono completamente gratuiti ad esempio se facciamo riferimento all’ accredito del servizio militare, mentre altri sono a pagamento.
In quest’ultimo caso è richiesto un pagamento anche rateizzato di una quota che costituisce un onere fiscalmente deducibile. Ci sarebbe anche il riscatto di laurea che rappresenta una opportunità molto importante per poter aumentare in modo sostanziale la propria carriera contributiva. In questo caso è il lavoratore, qualora durante gli anni di durata legale del corso non abbia contemporaneamente lavorato, a richiedere l’accreditamento da 4 a 6 anni inclusi quelli che sono i dottorati di ricerca privi di contribuzione e le scuole di specializzazione. Non possono essere invece accreditati i periodi dedicati alla frequenza dei master anche se universitari.
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