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La suocera mi ha definita “viziata” e “capricciosa” solo perché ho rifiutato di mangiare ciò che aveva cucinato.



Ho sempre avuto un profondo rispetto per il cibo, quasi una sorta di timore reverenziale.
Per me, non contano solo il gusto o i benefici nutrizionali degli alimenti, ma anche l’armonia tra gli ingredienti, la cura nella presentazione e l’atmosfera in cui si consuma il pasto.



Ho sempre ritenuto naturale che i piatti dovessero essere pensati per accompagnarsi tra loro con equilibrio.
Non riesco a comprendere, ad esempio, come si possa bere tè accanto a un panino al salame, oppure accompagnare una zuppa con del succo di frutta.

Eppure, è proprio così che si è sempre mangiato nella famiglia del mio compagno. E lui, com’è naturale, ha ereditato quei gusti.
Viviamo insieme da poco, da appena un mese. Ho già avuto modo di conoscere i suoi familiari, ma ieri è stata la prima volta che mi sono seduta davvero alla loro tavola.

È stato un incontro del tutto improvvisato. Ci trovavamo nei pressi di casa loro e abbiamo deciso di fare una breve visita. Ci hanno accolti con calore e ci hanno invitati a restare per il pranzo.

Quando mi hanno servito il piatto, sono rimasta colpita da un odore così intenso da togliermi quasi il respiro.

Nel piatto si trovavano, “in perfetta armonia”, barbabietole rosse abbondantemente condite con aglio (il cui profumo aveva ormai invaso tutta la casa), pezzi di aringa, fette di pane, cipolla fresca e spicchi d’aglio interi, decisamente generosi.

Ho scoperto che, in quella casa, il “panino” era considerato proprio questo.
Accanto, c’erano delle semplici patate stufate, che avrei anche mangiato volentieri…
Ma perché unire in un unico piatto tutti quegli ingredienti così diversi, così forti e così difficili da combinare?

Mi sono chiesta se fosse un tentativo di ridurre le stoviglie… o piuttosto un totale disinteresse per l’equilibrio dei sapori.

Non sono riuscita a toccare quasi nulla e, per giustificarmi, ho detto di avere mal di denti.

Quella sera, la madre del mio compagno mi ha telefonato.
Dal tono della sua voce era evidente che si fosse sentita profondamente offesa.
Secondo lei, avevo dimostrato di essere viziata, capricciosa e priva di rispetto per le tradizioni della loro famiglia.

La verità è che non volevo ferire nessuno.
Ma con sincerità, non riuscivo a togliermi dalla mente la sensazione che quello che avevo davanti non fosse un pasto… ma un miscuglio disordinato, come se qualcuno avesse svuotato nel piatto un secchio di avanzi.



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