Dopo un anno di stop finalmente, è tornata la possibilità per le lavoratrici dipendenti ed autonome, di poter andare in pensione con opzione donna. Nello specifico, sembra che l’accesso a questa misura pensionistica sia garantito alle lavoratrici dipendenti che abbiano maturato dei requisiti sia dal punto di vista anagrafico che contributivo e nello specifico 58 anni nel caso si tratti di lavoratrici dipendenti e 59 anni se autonomi.
Sarà anche necessario che le donne lavoratrici abbiano maturato almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2018. Per questo tipo di pensionamento, vengono applicate le finestre mobili ovvero 12 mesi per le dipendenti e 18 per le autonome, che di fatto fanno slittare la decorrenza dell’assegno pensionistico. La proroga di questa misura è stata inserita all’articolo 16 del decreto insieme a quota 100, reddito di cittadinanza e pace contributiva. Ricordiamo che il decreto è stato approvato lo scorso 17 gennaio e sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale molto probabilmente in settimana e successivamente dovrà essere convertito in legge dello Stato entro 60 giorni.
Ad ogni modo, prima che la misura diventi operativa al 100%, vengano forniti una serie di informazioni e linee guida per cercare di capire meglio come nello specifico potrà funzionare opzione donna nel corso del 2019. Si tratta di una misura che viene disciplinata dall’articolo 1 comma 9 della legge 23 agosto 2004 Numero 243 che darebbe la possibilità alle lavoratrici sia subordinate che autonome di poter andare in pensione in modo anticipato, rispetto a quelli che sono i trattamenti previdenziali ordinari, ovvero la pensione anticipata e di vecchiaia.
In un primo momento la misura Pare fosse stata prevista in modo sperimentale, fino al 31 dicembre 2015 ma poi la legge di stabilità 2016 e quella di bilancio 2017 hanno prorogato l’opzione sia per il 2016 che per il 2017. Queste disposizioni normative hanno ampliato l’ambito di applicazione della misura per coloro che avessero maturato dei requisiti specifici entro il 31 dicembre 2015.
È una misura quindi che viene riservata soltanto alle lavoratrici che risultano iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e fondi ad esso sostitutivi oppure esclusivi che siano in possesso di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995. Non sembrano rientrare in questa misura, le lavoratrici che risultano iscritte alla gestione separata INPS. Così come accaduto negli anni scorsi, anche quest’anno opzione donna presenta dei limiti che potrebbero scoraggiare le lavoratrici a usufruirne. Uno tra tutti è il meccanismo di calcolo che è quello contributivo di cui al D.Lgs 30 aprile 1997, n. 180. Un aspetto da considerare per coloro che sono interessati ad accedere ad opzione donna è la decorrenza del primo assegno pensionistico visto che questa tipologia di prestazione soggiace alla cosiddetta finestra mobile che prevede un meccanismo in base al quale l’erogazione avviene dopo 12 mesi dalla maturazione dei predetti requisiti per le dipendenti e dopo 18 mesi per le autonome.
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